Dichiarazione Iva tardiva 2023, ancora una settimana per l’invio
Pubblicato il 24 luglio 2023
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La Dichiarazione Iva 2023, anno d’imposta 2022, doveva essere inviata entro il giorno 2 maggio 2023. Per i contribuenti che non lo hanno fatto, c’è ancora un margine di tempo per l’invio: entro il 31 luglio può essere trasmessa con il pagamento di una mini-sanzione; dopo tale termine la dichiarazione risulterà omessa.
Vediamo quali sono le tappe del calendario che interessano i contribuenti titolari di partita Iva, che devono trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate il modello Dichiarazione Iva 2023, per il 2022.
Si ricorda che questo è il modello di dichiarazione attraverso il quale i titolari di partita Iva che esercitano attività d’impresa, artistiche o professionali, devono indicare tutte le operazioni attive e passive riguardanti l’anno d’imposta precedente. Da tale dichiarazione si determina la liquidazione definitiva del debito o del credito d’imposta.
La dichiarazione annuale va presentata esclusivamente in via telematica da parte dei soggetti obbligati, indipendentemente dalla loro natura giuridica (società, ente, persona fisica), dal regime adottato e dal volume d’affari realizzato. La trasmissione telematica può avvenire direttamente o avvalendosi di società appartenenti allo stesso “gruppo”, oppure tramite intermediari abilitati.
Dichiarazione annuale Iva 2023, il calendario
Il Modello Iva si presenta solitamente nel periodo compreso tra il 1° febbraio e il 30 aprile dell’anno successivo a quello cui si riferisce la dichiarazione.
Quest’anno il periodo ordinario è scaduto il 2 maggio 2023, dato che il 30 aprile cadeva di domenica e il 1° maggio era un giorno festivo.
Trascorso il termine ordinario suddetto, si possono distinguere due casistiche:
- dichiarazione Iva tardiva;
- omessa dichiarazione Iva.
Specifica, infatti, la norma di legge di cui all’articolo. 2, comma 7, del D.P.R. n. 322/1998 (richiamato dal successivo art. 8, comma 6 per la dichiarazione IVA), che: "sono considerate valide le dichiarazioni presentate entro novanta giorni dalla scadenza del termine, salva restando l'applicazione delle sanzioni amministrative per il ritardo. Le dichiarazioni presentate con ritardo superiore a novanta giorni si considerano omesse, ma costituiscono, comunque, titolo per la riscossione delle imposte dovute in base agli imponibili in esse indicati e delle ritenute indicate dai sostituti d'imposta".
In tal caso si è in presenza di una dichiarazione tardiva e la sanzione da applicare per il ritardo è di ammontare veramente limitato; diverso il discorso se si lascia passare anche la scadenza del 31 luglio.
Dichiarazione Iva 2023 tardiva o omessa, quali sanzioni?
Le dichiarazioni tardive, cioè presentate entro 90 giorni dalla scadenza, si considerano valide a tutti gli effetti, fatta salva l’applicazione della sanzione da 250 a 2.000 euro per il ritardo, prevista dall’art. 5, comma 3, del Dlgs. n. 471/1997.
Tale sanzione può essere, però, ulteriormente ridotta ricorrendo al cosiddetto ravvedimento operoso, ex art. 13 Dlgs. n. 472/1997: tale istituto consente ai contribuenti ritardatari che vogliono rimediare spontaneamente la possibilità di sanare l’irregolarità con una sanzione minima, pari a 25 euro (1/10 del minimo), se la presentazione avviene nei 90 giorni, da versare con modello F24 e codice tributo 8911.
NOTA BENE: Oltre i 90 giorni di ritardo (per l’anno 2023, oltre il 31 luglio 2023), la dichiarazione si considera omessa, ma costituisce comunque titolo per la riscossione dell’Imposta che ne risulta dovuta. E l’omissione non è regolarizzabile.
In tal caso, se la dichiarazione è omessa perché, appunto, non presentata, oppure presentata con un ritardo superiore ai 90 giorni rispetto alla scadenza ordinaria, le sanzioni sono ben più pesanti:
- variano dal 120% al 240% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro;
- se non sono dovute imposte, la sanzione minima va da un minimo 250 euro ad un massimo di 1.000 euro.
ATTENZIONE: Ai sensi dell’art. 5, comma 1, Dlgs. n. 471/1997, se la dichiarazione omessa viene presentata entro la scadenza per l’invio della dichiarazione del periodo d’imposta successivo, e prima dell’avvio dell’attività di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, la sanzione dovuta va dal 60% al 120% delle imposte dovute, con un minimo di 200 euro.
Dichiarazione Iva 2023, quando è correttiva oppure integrativa
Il 2 maggio 2023 era anche il termine entro il quale era possibile presentare una dichiarazione correttiva, cioè trasmettere una nuova dichiarazione volta a rettificare i dati precedentemente trasmessi, in assenza di qualsiasi sanzione.
Infatti, la norma prevede che se il titolare di partita Iva si accorge di aver trasmesso una dichiarazione errata prima ancora che sia scaduto il termine ordinario del 30 aprile, può trasmettere un nuovo modello correttivo entro la stessa scadenza del 30 aprile. In tal caso deve barrare sul frontespizio del nuovo modello la casella denominata “Correttiva nei termini”.
Trascorso il termine del 2 maggio 2023 per rettificare errori ed omissioni resta la possibilità di presentare una dichiarazione integrativa, la quale potrà essere trasmessa solo se sussiste una dichiarazione originaria validamente presentata, ovvero trasmessa, al massimo, entro il 31 luglio 2023.
La dichiarazione integrativa può essere:
- a sfavore (comportante un maggiore debito o un minore credito d’imposta);
- a favore (maggiore credito o minore debito) del contribuente.
Se la dichiarazione integrativa a sfavore viene presentata entro 90 giorni dalla scadenza (quindi entro 31 luglio 2023), le sanzioni ammontano da 250 euro a 2.000 euro se la correzione riguarda errori non rilevabili in sede di controllo automatizzato (sanabile con ravvedimento operoso, con il versamento di euro 27,78, pari ad un nono della sanzione minima di 250 euro).
Al contrario, se la dichiarazione IVA integrativa viene presentata dopo 90 giorni la sanzione dovuta è pari al 90% della maggiore imposta dovuta, se la dichiarazione viene presentata per correggere errori non rilevabili in sede di controllo formale.
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