Confermata la condanna per la ripresa del minore vittima delle presunte violenze

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La Corte di cassazione, con la sentenza n. 2887 del 22 gennaio 2014, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un giornalista televisivo e dal direttore di una testata giornalistica contro la decisione con cui i medesimi erano stati condannati ex articolo 734 bis del Codice penale per aver mandato in onda, nell'ambito di un'indagine per presunte violenze avvenute sui minori di un asilo di Rignano Flaminio, delle immagini dei bambini, ripresi senza il consenso dei genitori.

La Suprema corte ha aderito alle argomentazioni e motivazioni fornite dai giudici di merito secondo i quali un filmato come quello in oggetto - che mostrava riprese fatte con telecamere installate in un locale a pochi metri quadrati, in cui gli individui che si muovevano in uno spazio ristretto erano ripresi di schiena, ma seppure per pochi attimi, anche di profilo - aveva consentito di giungere alla identificazione dei piccoli che si muovevano sulla scena.
Anche in
  • Il Sole 24Ore – Norme e Tributi, p. 25 - Punito lo «scoop» che mostra i minori - P.Mac.

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