Somme per aumento di capitale: la restituzione ai soci costituisce bancarotta

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Somme per aumento di capitale: la restituzione ai soci costituisce bancarotta

La restituzione ai soci di somme destinate a futuri aumenti di capitale, senza un termine fissato o la certezza che l’aumento non sarà realizzato, costituisce distrazione patrimoniale in caso di insolvenza della società.

Tale comportamento può configurare il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale.

Lo ha puntualizzato la Corte di Cassazione, Quarta sezione penale, con sentenza n. 41536 del 12 novembre 2024, pronunciata rispetto a un caso in cui all'amministratore di una società era stato contestato il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale.

Conferimenti restituiti: l'amministratore rischia una condanna per bancarotta

Il caso esaminato

La Corte di Cassazione, in particolare, ha rigettato il ricorso presentato dall’imprenditore, condannato in secondo grado per il richiamato reato.

Alla base dell'imputazione vi era la restituzione ai soci di somme qualificate come "versamenti in conto futuro aumento di capitale", avvenuta durante una fase di crisi aziendale.

Secondo la Corte d'Appello, tali operazioni rappresentavano una violazione delle regole societarie e una lesione del patrimonio sociale, in danno dei creditori.

La restituzione configura una distrazione patrimoniale: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che i versamenti effettuati dai soci per futuri aumenti di capitale devono restare vincolati al patrimonio della società fino a quando non è chiaro che l’aumento non si realizzerà.

Tali somme, seppur non ancora assimilate al capitale sociale, non possono essere liberamente restituite, in quanto contribuiscono alla garanzia patrimoniale della società e alla tutela degli interessi dei creditori.

La restituzione senza i presupposti normativi configura una distrazione, particolarmente grave in caso di insolvenza.

La nozione di distrazione patrimoniale, infatti, comprende qualsiasi atto che comporti il distacco di beni dal patrimonio societario, causando un depauperamento a danno dei creditori, indipendentemente dalla forma dell'atto o dalla possibilità di recupero.

La giurisprudenza attribuisce alla distrazione una funzione "residuale", includendo ogni condotta che ostacoli l’apprensione dei beni da parte degli organi fallimentari.

Società in crisi strutturale

La decisione si è poi concentrata sulla condizione economica della società, caratterizzata da una crisi strutturale tale da rendere impossibile il regolare pagamento dei debiti.

Nella specie, le azioni dell’amministratore non potevano essere giustificate come mere operazioni contabili o come un tentativo di salvaguardare il diritto al rimborso dei soci.

La qualificazione delle somme come “distratte” era supportata dall’analisi contabile e dal ruolo ricoperto dall’imputato, il quale era pienamente responsabile delle operazioni poste in essere durante il suo mandato.

No alla restituzione delle somme per aumento di capitale

La Suprema corte ha quindi ribadito che gli amministratori non possono restituire somme destinate al patrimonio sociale senza una precisa deliberazione societaria o senza la certezza che l’aumento di capitale non sarà realizzato.

La mancata fissazione di un termine per tale aumento non legittima di per sé la restituzione, e ogni decisione deve essere presa nel rispetto del principio di parità tra i creditori.

La Corte, in definitiva, ha rigettato il ricorso dell'imputato, confermando la condanna per bancarotta fraudolenta patrimoniale e ribadendo l’importanza di rispettare i vincoli patrimoniali e gli obblighi fiduciari imposti dalla normativa verso la società e i creditori.

In contesti di crisi come quello in esame, in conclusione, il patrimonio societario deve essere preservato come garanzia per i creditori, in linea con i principi del diritto societario e fallimentare.

Tabella di sintesi della decisione

Sintesi del caso Un amministratore è stato condannato per bancarotta fraudolenta patrimoniale per aver restituito ai soci somme destinate a futuri aumenti di capitale in una situazione di crisi aziendale.
Questione dibattuta Se la restituzione delle somme versate dai soci per futuri aumenti di capitale, senza un termine fissato né la certezza che l’aumento non sarà realizzato, costituisca distrazione patrimoniale in caso di insolvenza.
Soluzione della Corte di Cassazione La Corte ha confermato che tali restituzioni, in assenza dei presupposti normativi, costituiscono distrazione patrimoniale, lesiva del patrimonio sociale e dei creditori, e ha rigettato il ricorso dell’amministratore.
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