Condanna per la mamma che induce il figlio minore al furto
Autore: Eleonora Pergolari
Pubblicato il 08 novembre 2010
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I giudici di Cassazione, con la sentenza n. 38107 del 2010, hanno confermato la decisione con cui una madre era stata condannata per il furto aggravato perpetrato dalla figlia minore, sull'assunto che era l'imputata ad aver determinato quest'ultima a delinquere, facendo nascere in lei l'intenzione di violare la legge.
La donna si era rivolta alla Corte di legittimità sostenendo la mancanza, nella decisione di merito, di un approfondimento istruttorio sulle ragioni per cui era stato ritenuto che la stessa avesse indotto la figlia al furto. Contestata anche l'applicazione dell'aggravante dell'aver agito con destrezza in quanto il fatto era avvenuto in un luogo – un supermercato – in cui non era difficile impossessarsi della merce.
Di contrario avviso la Suprema corte la quale, in primo luogo, ha sottolineato come, dalla ricostruzione processuale, era emerso che era stata la donna a dare il “via” alla minore per il furto. Ne conseguiva che la stessa doveva rispondere del reato commesso dal soggetto non imputabile o non punibile, in quanto persona che aveva indotto a delinquere. Il fatto, nella specie, era ancor più grave perché commesso da un genitore nei confronti del figlio.
In secondo luogo – si legge nel testo della decisione - l'aggravio dell'aver agito con “destrezza” discendeva dal fatto che, nella condotta, le donne avevano approfittato di circostanze tali da “attenuare la normale attenzione” sulla cosa.
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