Cnf in Parlamento. Più tutela per le coppie di fatto

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Cnf in Parlamento. Più tutela per le coppie di fatto

Il 15 dicembre 2015 è stato presentato alla Camera dei Deputati, il documento - approvato lo scorso ottobre 2015 - con cui il Consiglio nazionale forense ha rappresentato alle forze politiche presenti in Parlamento, l'indefettibile necessità di garantire una maggior tutela alla vita privata e familiare di tutte le formazioni sociali non unite in matrimonio (eterosessuali ed omosessuali), nel rispetto di quanto garantito dalla Costituzione e dai principi democratici.

Documento Cnf. Invito a colmare le lacune sulle unioni civili

Il Cnf fa dunque sentire la propria voce presso gli organi competenti affinché si provveda a colmare le lacune legislative concernenti il riconoscimento delle c.d. coppie di fatto anche tra persone dello stesso sesso, le cui esigenze sono già da tempo tutelate dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità.

Il documento in questione è stato presentato dalla consigliera coordinatrice della Commissione parlamentare Famiglia e Pari Opportunità Maria Masi, nel corso del convegno "Convivenze di fatto e Unioni civili. La società che cambia il diritto. Il diritto della società che cambia”, organizzato dallo stesso Cnf presso la Camera dei Deputati.

Unioni civili. Alla base c'è la Costituzione

In relazione al documento, lo stesso Presidente Cnf Andrea Mascherin, ha espresso la volontà della massima rappresentanza dell'Avvocatura, di voler partecipare sempre di più al dibattito civile e politico, onde apportare il proprio contributo giuridico alla ricerca di soluzioni legislative.

Il tutto, ponendo l'accento sul nostro ordinamento giuridico, che si basa sulla centralità della persona umana, come tale, titolare di diritti inviolabili riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale.

E tra essi, quello di esprimere la propria identità, il proprio orientamento sessuale e di realizzare compiutamente le scelte inerenti alla vita privata (anche relativamente alla costruzione di una famiglia). Il riferimento costituzionale per eccellenza – si legge - è sempre l’articolo 3 della Costituzione, che “impone di evitare ogni trattamento discriminatorio, garantendo alle diverse forme di espressione dell’affettività umana pari dignità sociale”. 

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