Cassazione in crisi arretrato

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Cassazione in crisi arretrato

Si è tenuto il 1° marzo, presso l’Aula magna della Suprema corte di legittimità, un convegno organizzato dal Consiglio superiore della magistratura sul tema “La Corte di Cassazione: tra il dovere di nomofilachia e la domanda esponenziale di giustizia”.

Sono intervenuti, tra gli altri, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, il primo presidente della Suprema Corte, Giovanni Canzio, il procuratore generale, Pasquale Ciccolo, il presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, il presidente della Sesta commissione del Csm, Luca Palamara e il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin.

Canzio: intervento per evitare default

Durante i lavori, il Primo presidente della Suprema corte, Giovanni Canzio, ha sottolineato la necessità della messa a punto di un decreto legge che intervenga sul grave problema dell’arretrato in Cassazione, problema, questo, già ampiamente illustrato durante la tradizionale cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario 2016.

Canzio ha, in particolare, sottolineato come il declino della Suprema corte,  - sommersa da un arretrato civile di 105mila cause, di cui la metà in materia tributaria e da un flusso patologico di 80mila ricorsi, tra i quali 50mila nel penale – “mette a rischio i valori della democrazia, quelli che la Cassazione dovrebbe presidiare garantendo la certezza del diritto, cioè conoscibilità del comando della legge, prevedibilità, coerenza e effettività delle decisioni e, quindi, uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”.

Da qui la necessità di “pochi e mirati interventi per ridurre l'arretrato” nonchè della messa a disposizione di “giudici ausiliari” per evitare il rischio di “default” della Cassazione, che – è stato sottolineato – non ha paragoni con nessuna altra Corte al mondo per quanto riguarda la mole dei ricorsi ricevuti.

Guardasigilli a favore ma decide il Cdm

Il Guardasigilli, dal canto suo, si è mostrato favorevole alla proposta di intervento anche se, ha sottolineato, spetta al Consiglio dei ministri decidere. Orlando ha, comunque, assicurato che questa necessità sarà da lui presentata in Cdm e che si tenterà di dare priorità ai provvedimenti che riguardano tale problematica.

A margine del convegno, il ministro ha, inoltre, spiegato che in Parlamento sono attualmente presenti diversi provvedimenti nei quali potrebbero trovare spazio le auspicate misure di intervento.

Necessaria – ha concluso - è la collegialità d'intenti.

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