Cassazione: cartelli di indicazione sottoposti all'imposta sulla pubblicità
Autore: Eleonora Pergolari
Pubblicato il 29 novembre 2009
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Con sentenza n. 23383 del 4 novembre 2009, la Cassazione ha confermato la decisione con cui i giudici di merito avevano ritenuto legittimi gli avvisi di accertamento notificati, dall'Ente esattore, ad una Srl in ordine al mancato pagamento dell'imposta sulla pubblicità per dei cartelli che indicavano, in strada, il luogo dove si svolgeva l'attività della società.
La Srl ricorrente sosteneva che i cartelli di specie, poiché erano formalmente conformi ai segnali verticali di indicazione - per come disciplinati dalle norme del codice della strada - e avevano la funzione di fornire agli utenti informazioni necessarie per l'individuazione di località, itinerari, servizi e impianti, erano da considerare esclusi dalla previsione impositiva collegata alla diffusione di messaggi pubblicitari, non rinvenibili nel caso di specie.
Di diverso avviso i giudici di legittimità, i quali, ritenendo esauriente la motivazione fornita dalle Commissioni tributarie, hanno, per contro, ribadito che i detti cartelli di indicazione sono caratterizzati da una vocazione eminentemente pubblicitaria “in quanto diretti a promuovere la domanda del bene o del servizio offerto dalla ditta indicata ovvero a accreditarne la immagine presso la generalità dei potenziali clienti”.
Consequenziale - continua la Corte - “è il loro assoggettamento all'imposta, per il quale non è necessario che ricorra la finalità esclusiva di pubblicità o una volontà propagandistica”.
La Srl ricorrente sosteneva che i cartelli di specie, poiché erano formalmente conformi ai segnali verticali di indicazione - per come disciplinati dalle norme del codice della strada - e avevano la funzione di fornire agli utenti informazioni necessarie per l'individuazione di località, itinerari, servizi e impianti, erano da considerare esclusi dalla previsione impositiva collegata alla diffusione di messaggi pubblicitari, non rinvenibili nel caso di specie.
Di diverso avviso i giudici di legittimità, i quali, ritenendo esauriente la motivazione fornita dalle Commissioni tributarie, hanno, per contro, ribadito che i detti cartelli di indicazione sono caratterizzati da una vocazione eminentemente pubblicitaria “in quanto diretti a promuovere la domanda del bene o del servizio offerto dalla ditta indicata ovvero a accreditarne la immagine presso la generalità dei potenziali clienti”.
- Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, p. 21 – La segnaletica paga l'imposta sulla pubblicità – Trovato
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