Avvocatura compatta contro lo stop della prescrizione
Pubblicato il 05 novembre 2018
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Presso la Camera dei deputati, è stato presentato un emendamento del M5S al testo del Disegno di legge cosiddetto “spazzacorrotti” che prevede la sospensione della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado. Dopo la sentenza di primo grado, ossia, anche a prescindere dall’assoluzione o dalla condanna, i termini di estinzione di tutti i reati verrebbero bloccati.
La proposta è stata annunciata dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sui social network nonché ribadita in alcune interviste, destando immediate reazioni da parte dell’Avvocatura e anche all’interno della maggioranza di Governo.
Camere penali in stato di agitazione
L’Unione delle Camere Penali Italiane, in particolare, ha immediatamente proclamato lo stato di agitazione degli avvocati penalisti.
L’Ucpi ha denunziato “l’inaudita gravità della riforma” che porterebbe ad “una pendenza teoricamente infinita sia della sentenza di condanna, sia della impugnazione da parte del Pubblico Ministero della sentenza di assoluzione. Ciò in spregio manifesto dei principi del giusto processo e della sua ragionevole durata sanciti dall’art. 111 della Costituzione”.
La Camera dei penalisti ha anche inviato una lettera ai Deputati, a firma del nuovo Presidente, Gian Domenico Caiazza, con allegate alcune osservazioni.
In queste, viene evidenziato come l’istituto della prescrizione dei reati garantisca il rispetto del diritto fondamentale della persona di non restare a tempo indeterminato in balia del sistema giudiziario e delle sue inefficienze.
L’emendamento presentato, per contro, travolgerebbe “senza alcuna remora” il principio, costituzionale e convenzionale, della ragionevole durata del processo.
Da qui l’auspicio di un dibattito parlamentare “all’altezza della importanza dei valori in gioco”.
Il diritto di difesa, la presunzione di non colpevolezza e la tutela della libertà personale – hanno successivamente evidenziato le Camere penali – “sono valori inderogabili e non negoziabili, che i penalisti italiani difendono ogni giorno nelle aule di giustizia, senza “espedienti e artifizi giuridici”, ma solo riaffermando fedeltà alla Costituzione”.
OCF: proposta incostituzionale
Parole di contrarietà sono state spese anche dall’Organismo congressuale forense, in un comunicato del 31 ottobre 2018, dove l’annunciata sospensione del termine di prescrizione dei reati per la durata dei gradi di giudizio successivi al primo è stata definita come “una ipotesi aberrante perché in contrasto con noti e risalenti principi di civiltà giuridica”.
Secondo il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Giovanni Malinconico, la proposta emendativa “comprimerebbe in modo inammissibile i diritti costituzionali dei cittadini. Non solo gli imputati, infatti, ma anche le stesse parti offese dai reati verrebbero private di qualsiasi garanzia in merito alla effettiva durata dei processi. Si determinerebbe, inoltre, una inammissibile compressione del ruolo dell’Avvocatura nel processo”.
Da qui l’auspicio a che venga avviata dal Governo e dal ministro della Giustizia “una necessaria fase di consultazione con l’Avvocatura”, prima di assumere alcuna iniziativa in materia.
Movimento forense: disparità di trattamento tra accusa e difesa
Contrario alla proposta anche il Movimento Forense che, con nota de 1° novembre, ha sottolineato, a mezzo del Presidente, Massimiliano Cesali, come il provvedimento di riforma, "che si vuole far passare come un provvedimento che possa dare una giustizia concreta e pene certe", non farebbe altro, nella realtà, “che ritardare il lavoro della macchina giudiziaria di fatto bloccandola e paralizzandola, producendo anche una disparità effettiva tra accusa e difesa”.
ANF: forte preoccupazione per le regole dello Stato di diritto
Di analogo tenore anche il comunicato dell’Associazione nazionale forense del 2 novembre 2018, dove il segretario generale, Luigi Pansini, ha espresso una forte preoccupazione “sia perché l’inefficienza del “sistema giustizia” non può ricadere solo in capo all’imputato, sia perché è netta la sensazione che stia venendo meno l’idea di uno Stato fondato sulle più elementari regole di diritto”.
Secondo Pansini, “le inefficienze della giustizia non si risolvono con l’allungamento della prescrizione bensì con una riforma organica basata su principi chiari e condivisi”.
Aiga: netta contrarietà alla riforma
Nettamente contraria all’annunciata riforma si è detta anche l’Associazione Italiana Giovani Avvocati, la quale, a mezzo del Presidente, Alberto Vermiglio, ha sottolineato che “il cittadino indagato e imputato, così come la persona offesa, ha diritto di sapere che l'esito del procedimento penale avverrà in un tempo preventivamente stabilito dall'ordinamento stesso che non può, evidentemente, essere subordinato alle lungaggini e carenze del singolo ufficio giudiziario”.
Mascherin (CNF): confronto tecnico con tutta l’Avvocatura
Per il Consiglio Nazionale Forense, che non ha ancora formalmente commentato la notizia, si è intanto espresso, in un tweet, il presidente, Andrea Mascherin.
In questo è stato evidenziato come il ministro della Giustizia debba considerare la funzione degli avvocati come presidio di democrazia.
Da qui, l’invito ad aprire un confronto tecnico con tutta l’Avvocatura “su temi di diritto delicatissimi come la prescrizione”.
Nel frattempo, da quanto si apprende, il Guardasigilli, dopo aver smorzato i toni assunti nei confronti degli avvocati, dallo stesso definiti “azzeccagarbugli”, avrebbe preannunziato di voler incontrare l’Unione delle Camere Penali Italiane entro la metà della settimana. Lo ha fatto nel contesto di una telefonata al presidente delle Camere penali, Caiazza, inoltrata per rappresentare il proprio rincrescimento per quanto accaduto.
Il tema divide anche la maggioranza viste le dichiarazioni del ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Buongiorno, e di altri esponenti della Lega, che si sono espressi in termini di contrarietà rispetto alla proposta emendativa sulla prescrizione.
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