Risoluzione del CSM su avocazione

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Risoluzione del CSM su avocazione

Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato, all’unanimità, una risoluzione in tema di avocazione, elaborata dalla VII commissione e dal Gruppo di lavoro sulle Procure, alla luce delle modifiche introdotte in materia, da ultimo, con la Legge n. 103/2017.

Quest’ultima normativa ha novellato la disciplina in tema di determinazione del pubblico ministero all’esito delle indagini preliminari e di ricorso, da parte del Procuratore generale presso la Corte di appello, al potere di avocazione.

L’avocazione, si rammenta, costituisce la funzione del procuratore generale presso la corte d'appello di avocare a sé, ovvero autoassumere, un procedimento gestito da un procuratore della repubblica.

Le innovazioni introdotte in tema di avocazione - si legge nella delibera di approvazione - assegnando “all’interprete il compito di enuclearne portata ed effetti, innanzitutto sul piano processuale”, suggeriscono di procedere alla verifica delle conseguenze che ne derivano sul piano ordinamentale e dell’organizzazione degli uffici giudiziari.

Avocazione per inerzia

Per il CSM, l’introduzione della nuova disciplina diventa anche occasione per approfondire l’istituto della avocazione “per inerzia, ossia per mancato esercizio dell'azione penale.

La risoluzione “Nuova disciplina dell’avocazione ex artt. 412 e 407 co. 3 bis c.p.p.: Risoluzione in attuazione dell’art. 21 della circolare sulle Procure; profili ordinamentali, assetti degli uffici requirenti e misure organizzative” è stata approvata dal CSM con delibera del 16 maggio 2018.

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