Attività lavorativa durante la malattia: solo un medico può verificare che sia stata ritardata la guarigione
Pubblicato il 28 settembre 2018
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Per la Suprema Corte di Cassazione, sentenza n. 23026 del 26 settembre 2018, non si può asserire che un lavoratore in malattia abbia pregiudicato la guarigione o comunque il recupero dell’idoneità fisica per consentire la ripresa del servizio solo perché rientra nella conoscenza comune il fatto che lo svolgimento di attività in posizione eretta aggravi i problemi alla colonna vertebrale.
Infatti, tale valutazione presuppone una specifica competenza in campo medico ed involge la capacità di apprezzare l'interazione di una condotta con riguardo al recupero della capacità lavorativa che non può essere ritenuta di comune conoscenza ma necessita, invece, di un approfondimento tecnico scientifico.
Pertanto, è stato ritenuto illegittimo il licenziamento intimato per giusta causa ad una lavoratrice cui era stato addebitato di aver espletato attività lavorativa all'interno di una gelateria nei giorni in cui - come attestato dalla certificazione medica inviata alla datrice di lavoro - era assente dal lavoro per malattia.
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