Abuso dei mezzi di correzione per l’insegnante che lede la dignità del minore

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Risponde di abuso dei mezzi di correzione e di disciplina l’insegnante che per punire lo studente “bulletto”, utilizzi trattamenti lesivi dell’incolumità fisica o afflittivi della personalità del minore o comunque non proporzionati alla gravità del comportamento deviante dell’alunno.

E’ il principio sulla cui base i giudici di Cassazione, con la sentenza n. 34492 del 10 settembre 2012, hanno ritenuto penalmente responsabile una professoressa delle medie che aveva punito lo studente indisciplinato costringendolo a scrivere 100 volte sul quaderno la frase “sono un deficiente”, adoperando, altresì, nei confronti dello stesso, un comportamento vessatorio attraverso l’utilizzo di espressioni lesive della dignità del minore.

L'uso della violenza, fisica o psichica, distortamente finalizzata a scopi ritenuti educativi – si legge nel testo della decisione - non può ritenersi lecita sia in considerazione del primato attribuito alla dignità della persona del minore, sia perché "non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, sensibile ai valori di pace, tolleranza, convivenza e solidarietà, utilizzando mezzi violenti e costrittivi che tali fini contraddicono".
Allegati Anche in
  • Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, p. 19 - Il bullismo non si contrasta con compiti stile «Shining» - M. Bel.

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