Test prudenti sulle perdite
Autore: eDotto
Pubblicato il 26 febbraio 2009
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Durante il convegno che si è svolto ieri alla Bocconi di Milano è emerso che uno degli aspetti più importanti da evitare nei bilanci per il 2008 è che i test di riduzione dei valori (Impairment test) per beni intangibili, avviamenti, partecipazioni, attività finanziarie possano condurre a sottovalutazioni immotivate. Si tratta di una preoccupazione nazionale che si affianca agli sforzi europei di trovare soluzioni per asset tossici nei conti bancari. Imprese e professionisti, dunque, si trovano di fronte al difficile compito di valutare i valori critici di fine 2008 e di elaborare previsioni per il 2009 e gli anni successivi. La soluzione che meglio si adatta a scongiurare il rischio di “implosione” dei bilanci senza travolgere l’impianto teorico dei principi contabili nazionale e internazionali è quella tutta italiana che vuole l’applicazione di un impairment test di tipo “straordinario” accanto a quello “ordinario”, che normalmente viene applicato in condizioni di non crisi. Il test “straordinario”, invece, contempla riduzioni di valore che hanno natura prevalentemente esogena e tendono a pervadere tutte le aree d’affari. Nel definire il fair value, dunque, si guarda al “valore recuperabile”, calcolabile stimando il "reddito medio-normale prospettico" che l’impresa può ragionevolmente pensare di recuperare una volta superata la fase di recessione economica e finanziaria. La proposta esaminata nel Convegno di ieri è motivata dalla volontà di guardare oltre le attuali perdite di valore segnalate dai mercati o dai modelli, per puntare al “valore recuperabile”, evitando così che i cavilli contabili possano provocare il tracollo di aziende ancora vitali. Già nel documento rilasciato da Banca d’Italia, Consob e Isvap, lo scorso 6 febbraio, si è sottolineata la delicatezza dell’uso dell’impairment test in questa specifica fase di mercato, come è stato evidenziato anche dall’Oic. Prevale, così, una linea prudente che insieme all’informazione deve servire a scongiurare “letture ingenue” del fair value, come è successo in passato quando si è arrivati a immotivate sopravvalutazioni. Il compito più arduo spetta, quindi, al collegio sindacale, incaricato di controllare l’operato degli amministratori, capendone le logiche seguite nelle valutazioni e nelle stime.
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