Somme Srl per contributi personali? Imprenditore risponde di bancarotta

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Somme Srl per contributi personali? Imprenditore risponde di bancarotta

Con sentenza n. 82 del 4 gennaio 2021, la Corte di cassazione ha confermato la condanna per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione comminata all’amministratore di una Srl fallita, ritenuto penalmente responsabile per aver distratto somme di denaro della predetta società.

L’imputato era stato accusato di aver impiegato i denari della Srl per il pagamento di contributi personali INPS e di aver incassato, a titolo personale, delle somme versate da debitori sociali.

L’imprenditore si era rivolto alla Corte di legittimità, lamentando, tra gli altri motivi, l’illogicità della motivazione, con riferimento alla prova della distrazione delle somme societarie destinate al pagamento dei contributi personali.

Rispetto, poi, all’incasso di somme versate dai debitori della società, il ricorrente aveva sostenuto di averle trattenute per il rimborso di propri prestiti, per i quali non operava la postergazione dei crediti.

Reato di bancarotta per distrazione, onere della prova

Doglianze, queste, giudicate inammissibili e infondate dagli Ermellini i quali, in primo luogo, hanno ricordato il principio secondo cui, in tema di bancarotta fraudolenta, la prova della distrazione o dell’occultamento dei beni della società dichiarata fallita può essere desunta dalla mancata dimostrazione, da parte dell’amministratore, della destinazione dei beni suddetti.

Nel caso di specie, era inoltre pacifico che l’impiego di somme di denaro della società per il versamento di personali contributi previdenziali integrasse una distrazione.

Con riferimento all’incasso dei debiti sociali, la Suprema corte ha sottolineato come, nella specie, non era stato documentato alcun finanziamento dell’imputato in favore della società, di tal ché non era sufficiente una generica indicazione dell’esistenza di tale credito.

Ai fini della configurabilità del delitto di bancarotta preferenziale – ha quindi sottolineato la Quinta sezione penale della Cassazione – è necessario che il pagamento estingua un debito effettivo, della cui esistenza l’imprenditore è onerato di fornire la prova, in difetto della quale ricorre un’ipotesi di distrazione dei beni.

In ogni caso, integrerebbe il delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione – e non quello di bancarotta preferenziale – anche la condotta dell’amministratore di una società che proceda al rimborso di finanziamenti da lui erogati in qualità di socio in violazione della regola della postergazione dei crediti.

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