Sì al Ddl anticorruzione: Daspo a corrotti e corruttori
Pubblicato il 07 settembre 2018
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Il Consiglio dei ministri, nella seduta del 6 settembre 2018, ha approvato il disegno di legge contenente misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, cosiddetto “Ddl anticorruzione”.
Lotta alla corruzione e alle imprese che ne beneficiano
Il testo è suddiviso in due parti, la prima delle quali, per come si apprende dal comunicato stampa del CDM emesso alla fine della seduta, introduce anche modifiche alla disciplina della responsabilità amministrativa degli enti, all’espresso fine di potenziare l’attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati a danno della Pa.
Per contrastare i fenomeni corruttivi, ossia, il testo interviene irrigidendo le sanzioni nei confronti delle imprese che beneficiato dei reati di corruzione.
Le misure del Ddl anticorruzione
Gli interventi si sostanziano:
- nell’aumento delle pene riguardanti i reati di corruzione per l’esercizio della funzione, il cui minimo della pena passa da uno a tre anni mentre il massimo da sei a otto anni di reclusione;
- nella previsione del cosiddetto “Daspo per i corrotti”, ovvero del divieto, per i soggetti condannati per reati di corruzione, di contrattare con la pubblica amministrazione, e ciò per un periodo minimo di 5 anni fino a una interdizione a vita, non revocabile per almeno 12 anni, neanche in caso di riabilitazione (il divieto in perpetuo riguarda le condanne a pena superiore ai due anni di reclusione);
- nell’introduzione, in tema di pene accessorie collegate a reati di corruzione, dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici che non viene ad estinguersi nemmeno con la riabilitazione (l'interdizione è di durata di cinque anni in caso di reclusione per un tempo non superiore a due anni);
- nel possibile impiego, nell’ambito delle indagini relative ai reati di corruzione, della figura dell’agente sotto copertura, ossia di agenti infiltrati per contrastare il fenomeno della corruzione;
- nella previsione di sconti di pena e di una speciale clausola di non punibilità per chi, prima dell’iscrizione a suo carico della notizia di reato, denuncia spontaneamente il fatto e fornisce indicazioni utili per assicurare la prova del reato e individuare eventuali responsabili;
- nell’introduzione della misura della confisca dei beni, sempre collegata ai reati di corruzione, anche in caso di amnistia o di prescrizione intervenuta in gradi successivi al primo;
- nell’assorbimento del reato di “millantato credito” nella fattispecie di “traffico di influenze illecite”;
- nella previsione che consente ai magistrati di avviare autonomamente le indagini in caso di corruzione tra privati, istigazione alla corruzione tra privati e appropriazione indebita aggravata, per i quali non sarà più necessaria la denuncia della vittima.
Trasparenza e controllo dei partiti politici
La seconda parte del provvedimento, da quanto si apprende, introduce norme sulla trasparenza e controllo dei partiti e movimenti politici, al fine di palesare e rendere sempre tracciabile la provenienza dei relativi finanziamenti e di quelli alle analoghe associazioni, fondazioni politiche e comitati.
Guardasigilli Bonafede: "ora chi sbaglia paga"
Particolarmente soddisfatto dell’approvazione del testo è il proponente ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il quale, al termine della riunione del Consiglio dei ministri, ne ha parlato come dell'inizio della “rivoluzione alla lotta alla corruzione”.
“Si apre, finalmente” - ha affermato - “una nuova prospettiva di onestà. Non si lascia più scampo a chi vorrà intraprendere la strada della corruzione. Adesso, è certo, chi sbaglia paga".
- eDotto.com – Punto & Lex 6 settembre 2018 - Lotta alla corruzione. Ddl al vaglio del Consiglio dei ministri – Pergolari
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