Scadenza all’orizzonte per saldo imposte 2023 e acconto 2024

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Scadenza all’orizzonte per saldo imposte 2023 e acconto 2024

Con l’approssimarsi del termine - il 1° luglio 2024 (essendo il 30 giugno domenica) ovvero 31 luglio 2024 con la maggiorazione dello 0,4% a titolo di interesse corrispettivo - di versamento del saldo 2023 e acconto 2024 dell’Irpef, dell’Ires, dell’Irap e delle relative addizionali nonché delle imposte sostitutive e delle imposte patrimoniali su immobili e attività finanziarie detenute all’estero (Ivie e Ivafe), appare opportuno fornire un quadro di sintesi delle diverse casistiche alla luce delle novità normative e di prassi.

ATTENZIONE: I soggetti esercenti attività economiche per le quali sono stati approvati gli ISA e che dichiarano ricavi/compensi di ammontare non superiore al limite stabilito dal relativo decreto, tenuti a effettuare entro il 1° luglio 2024 i versamenti risultanti dalle dichiarazioni dei redditi/IRAP, per il primo anno di applicazione del concordato preventivo biennale (CPB), possono provvedervi entro il 31 luglio 2024 senza alcuna maggiorazione.

In base alle bozze del decreto correttivo del CPB di prossima emanazione, risulta introdotta anche la possibilità di "differire" il versamento di ulteriori 30 giorni applicando la maggiorazione dello 0,40%.

Tali disposizioni si applicano, oltre che ai soggetti ISA o che presentano cause di esclusione dagli stessi, anche i soggetti che adottano il regime degli ex minimi o il regime forfetario e ai soggetti che partecipano a società, associazioni e imprese ai sensi degli articoli 5 e 116 del Tuir.

Acconto imposte: regole ordinarie di calcolo

In generale, il calcolo dell’acconto è effettuato sulla base dell’imposta dovuta per l’anno precedente, al netto di detrazioni, crediti d’imposta e ritenute d’acconto risultanti dalla relativa dichiarazione dei redditi (cd. metodo “storico”). In alternativa, coloro che, per l’anno in corso, presumono di avere un risultato economico inferiore rispetto all’anno precedente possono ricorrere al metodo “previsionale”. In tal caso, il calcolo dell’acconto viene effettuato sulla base dell’imposta presumibilmente dovuta per l’anno in corso, considerando i redditi che il contribuente ipotizza di realizzare nonché gli oneri deducibili e detraibili che dovrebbero essere sostenuti, i crediti d’imposta e le ritenute d’acconto.

Questa scelta, tuttavia, va effettuata con particolare attenzione in quanto se, da un lato, può comportare una importante riduzione ovvero il mancato pagamento dell’acconto, dall’altro, espone il contribuente al rischio di effettuare i versamenti in acconto in misura inferiore al dovuto (in base alla misura prevista dal metodo storico) e alla successiva applicazione di sanzioni e interessi sulla differenza non versata (cui è possibile porre rimedio mediante il ricorso all’istituto del ravvedimento operoso).

 Si rammenta, in ogni caso, che:

  • per i diversi tributi è possibile adottare differenti metodologie di determinazione dell’acconto: ad esempio, è possibile adottare il metodo storico per l’Ires e quello previsionale per l’Irap (o viceversa);
  • è possibile adottare i criteri di determinazione dell’acconto in modo “non uniforme”, ossia utilizzando il metodo storico per il versamento della prima rata e quello previsionale per la seconda;

Per quanto riguarda il metodo storico, anche quest’anno sono in essere specifiche disposizioni di legge che prevedono gli obblighi di ricalcolo delle imposte 2023 sulle quali commisurare gli acconti 2024.

ATTENZIONE: Per effetto dell’articolo 58 del D.L. n. 124/2019, infatti, la misura della prima e seconda rata degli acconti dell’Irpef, dell’Ires, dell’Irap e delle relative addizionali e imposte sostitutive, è pari:

  • al 50% dell’importo complessivamente dovuto, in caso di contribuenti esercenti attività d’impresa, arte e professione soggetti agli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA);
  • al 40% (prima rata) e 60% (seconda rata) dell'importo complessivamente dovuto, per i contribuenti non tenuti all’applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA).

Saldo e acconto Irpef

Il saldo 2023 di Irpef e relative addizionali è determinato quale differenza tra l’imposta risultante dal modello redditi 2024 e quanto già versato a titolo di acconto. Come in passato, l’imposta a saldo non va versata ovvero, se a credito, non è rimborsabile e non può essere utilizzata in compensazione, se il relativo importo non è superiore a 12 euro. Ai fini dell’acconto Irpef 2024, i contribuenti interessati (se non sussistono obblighi di ricalcolo) sono tenuti a pagare il 100% dell’importo risultante da rigo RN34 (differenza) del modello Redditi PF, se in tale rigo è riportato un importo pari o superiore a 52 euro. L’acconto va versato in due rate qualora l’importo dovuto per la prima rata sia superiore 103 euro. Devono pagare l'acconto Irpef anche i soggetti che pur essendovi obbligati, hanno omesso di presentare tale dichiarazione.

unica soluzione

entro il 2 dicembre 2024 (in quanto il 30.11 cade di sabato), se l’importo dovuto è superiore a euro 51,65 ma inferiore a euro 257,52.

 

2 rate

Se l’importo dovuto è pari o superiore a euro 257,52, di cui:

  • la 1° rata entro il 1° luglio 2024, in quanto il 30 giugno cade di domenica ovvero entro il 31 luglio 2024 con la maggiorazione dello 0,40%;
  • la 2° rata, entro il 2 dicembre 2024 (in quanto il 30.11 cade di sabato).

Si rammenta, poi, che l'acconto Irpef dovuto per il 2024 (prima e seconda o unica rata), calcolato sulla base del metodo storico, va indicato nel rigo RN62 del modello Redditi PF 2024. Ciò anche nel caso si utilizzi il metodo previsionale per il versamento del dovuto. Pertanto, nel rigo RN62, gli importi riportati devono essere sempre riconducibili al "metodo storico", a prescindere da quanto effettivamente versato.  

Saldo e acconto cedolare secca

Ai fini del calcolo dell’imposta sostitutiva della cedolare secca:

  • il saldo dovuto per il 2023 deve essere versato al netto di quanto già versato a titolo di acconto nonché, in caso di locazioni brevi con intervento di un intermediario, della ritenuta operata dallo stesso;
  • l'acconto 2024 è dovuto in misura pari al 100% dell’imposta dovuta per il 2023;
  • occorre seguire le regole ordinariamente previste per l'Irpef. 

L'acconto della cedolare secca dovuto per il 2024 (prima e seconda o unica rata), in particolare, sulla base del metodo storico, va indicato nel rigo LC2 del modello Redditi PF 2024. Analogamente all’Irpef, anche per la cedolare secca è possibile applicare, ai fini del calcolo dell’acconto, il metodo storico o quello previsionale. Tuttavia, anche in questo caso, se il contribuente determina gli acconti da versare sulla base del metodo previsionale, gli importi da indicare nel rigo LC2 devono essere comunque quelli determinati utilizzando il metodo storico e non i minori importi versati o che si intendono versare.

ATTENZIONE: In caso di fuoriuscita dalla cedolare secca dal 2024 non è dovuto l’acconto relativa agli immobili per i quali si è verificata la fuoriuscita e l’acconto 2024 può essere determinato con il metodo previsionale.

Saldo flat tax incrementale 2023

I contribuenti che applicano la Flat tax incrementale per il 2023 sono tenuti a versare l'imposta sostitutiva dovuta (15%) risultante dal rigo LM15 del modello Redditi 2024 a titolo di saldo 2023 entro i termini previsti per il versamento dell'Irpef.  In particolare, come previsto dalla FAQ del 14 giugno 2024, pur se la norma istitutiva della flat tax incrementale non opera un rinvio espresso alle modalità e ai termini di versamento delle imposte sui redditi, detto rinvio è da ritenersi “implicito”, attese sia la natura intrinseca di imposta sui redditi della flat tax incrementale, sia la mancanza di una disciplina che ne regolamenti termini di versamento specifici.

Pertanto, la tassa piatta può essere versata:

  • entro il 1° luglio 2024 (in quanto il 30 giugno 2024 cade di domenica), senza maggiorazione;
  •  oppure entro il 30° giorno successivo, applicando la maggiorazione dello 0,40%.

È altresì possibile avvalersi della rateazione, nei termini previsti dall’articolo  20 del DLgs. n. 241/97. Inoltre, anche la flat tax incrementale può beneficiare della previsione dell’articolo 37 del DLgs.13/2024 riguardante il differimento dei versamenti (dal 30 giugno 2024 al 31 luglio 2024, senza maggiorazione) previsto per il primo anno di applicazione del concordato preventivo.

L’acconto per i contribuenti ex minimi

Per quanto riguarda i soggetti che adottano il regime di vantaggio ex D.L. n. 98/2011, l’acconto è parametrato all’imposta sostitutiva dovuta; in particolare, detti soggetti sono tenuti al versamento dell’acconto laddove nel modello Redditi PF il rigo LM42 (differenza) è valorizzato con un importo pari o superiore a 52 euro (diversamente, l’acconto non è in alcun modo dovuto). Interessanti, poi, le problematiche connesse alla fuoriuscita dal regime nonché all’eventuale passaggio al regime forfettario ex Legge n. 190/2014.

In merito al caso della fuoriuscita dal regime (per obbligo o scelta), non è prevista una specifica disciplina per la determinazione e versamento degli acconti. Così, se l’ex minimo fuoriesce nel corso del 2024 dal regime di favore non sarà dovuto alcun importo a titolo di acconto d’imposta.  Potrebbe, invece, risultare dovuto l’acconto Irpef 2024 nel caso in cui si adotti il criterio previsionale di determinazione dell’acconto. In tal caso, infatti, laddove, nel 2024, vi fosse un reddito derivante dall’attività di impresa/lavoro autonomo agganciato al regime degli ex minimi, questo rientrerebbe nel reddito complessivo Irpef 2023 sul quale calcolare la relativa imposta presunta. Quindi, i soggetti minimi 2023 che nel 2024 adottano il regime ordinario possono versare l'acconto 2024 dell'imposta sostitutiva (codice tributo "1793") e scomputarlo nel quadro RN del modello Redditi 2025 oppure possono applicare il metodo previsionale e non versare l'acconto 2024.

Nel caso, invece, del passaggio dal regime degli ex minimi (applicato fino al 2023) a quello dei contribuenti forfettari (dal 2024), se non si realizzano altri redditi oltre quelli d’impresa o di lavoro autonomo, il contribuente non è tenuto al versamento di alcun acconto d’imposta in quanto manca una base storica di riferimento (ciò a prescindere dal fatto che il rigo LM42 sia valorizzato a fronte dell’adozione del regime degli ex minimi). In tale eventualità, non è dovuto neppure l’acconto dell’imposta sostitutiva del regime degli ex minimi in quanto per il 2023 il contribuente non è più soggetto a tale regime di imposizione sostitutiva. Resta, comunque, possibile versare l'acconto 2024 dell'imposta sostitutiva dei minimi (codice tributo "1793") e indicare lo stesso nel quadro LM del modello redditi 2025.

Un caso particolare è, poi, quello che vede il passaggio in corso d’anno dal regime degli ex minimi al regime dei forfettari. Sul punto, l’Agenzia delle Entrate, con la risposta l’interpello n. 140/E/2019 ha precisato che è possibile il passaggio in corso d’anno tra i due regimi (qualora si verifichi, ad esempio, la fuoriuscita immediata dagli ex minimi per superamento della soglia di 45.000 euro di ricavi e compensi) e che il reddito imponibile dovrà essere determinato applicando le sole disposizioni del regime forfetario. Tuttavia, lo stesso documento di prassi non ha fornito indicazioni in merito al versamento o meno degli acconti dell’imposta sostitutiva.

Mancando una espressa indicazione al riguardo si ritiene che il contribuente sia escluso dal versamento di acconti; ciò in quanto il contribuente si trova nel paradosso di essere al primo anno per il regime forfettario e, quindi, manca un base storica di riferimento e, al contempo, è fuoriuscito dal regime degli ex minimi con il conseguente venir meno dell’obbligo di versamento dell’acconto d’imposta.

L’acconto per i contribuenti forfettari

Determinazione e versamento dell’acconto dell’imposta sostitutiva anche per i contribuenti che adottano il regime forfettario ex Legge 190/2014. Come noto, il regime forfetario ha gradualmente sostituito tutti i regimi di favore in vigore per le piccole attività economiche, anche al fine di superare le criticità e le sovrapposizioni generate dalla coesistenza di più regimi di favore destinati a soggetti con caratteristiche simili, tra i quali anche il regime fiscale degli ex minimi, consentendone per quest’ultimo il mantenimento fino al compimento dell’intero periodo agevolato. Sebbene con caratteristiche diverse, si tratta di due regimi “naturali” applicabili dai contribuenti che risultano in possesso dei relativi requisiti normativi.

Ciò premesso, i contribuenti forfettari, analogamente agli ex minimi, sono tenuti al versamento dell’acconto laddove nel modello Redditi PF 2024 il rigo LM42 è valorizzato da un importo pari o superiore a 52 euro (diversamente, l’acconto non è in alcun modo dovuto). Non sono, comunque, tenuti al versamento degli acconti, i contribuenti forfettari per i quali il 2024 sia il primo anno di applicazione del regime di imposizione sostitutiva. Così, nel caso in cui il contribuente, nel corso del 2024, abbia realizzato solo redditi d’impresa o di lavoro autonomo, lo stesso è tenuto a versare l’eventuale saldo 2023 dell’Irpef o di eventuali imposte sostitutive (ad esempio la cedolare secca), mentre nulla è dovuto in termini di acconto dell’imposta sostitutiva 2024 per il regime forfetario.

Diversamente, se il contribuente ha realizzato anche altri redditi oltre a quelli d’impresa o di lavoro autonomo, lo stesso è tenuto al versamento degli acconti Irpef 2024, in base alle regole ordinarie. Ancora, nel caso in cui il contribuente sia, nel corso del 2024, fuoriuscito dal regime in esame, non sarà tenuto al versamento di acconti in quanto in tale periodo d’imposta non ha realizzato redditi d’impresa o di lavoro autonomo assoggettati all’imposta sostitutiva da dichiarare nel modello redditi 2025.

Potrebbe, tuttavia, risultare dovuto l’acconto Irpef 2024 quale conseguenza dell’applicazione del criterio previsionale: in tal caso, valgono le stesse considerazioni fatte sopra per gli ex minimi.

Saldo e acconto Ires

In generale, il versamento del saldo Ires 2023 e del primo acconto 2024 va effettuato entro:

  • l’ultimo giorno del sesto mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta, ossia al 1° luglio 2024 (in quanto il 30 giugno cade di domenica) ovvero al 31 luglio 2024 con applicazione della maggiorazione dello 0,40% a titolo di interesse corrispettivo, per le società con esercizio coincidente con l’anno solare ed approvazione del bilancio nei termini “ordinari”;
  • l’ultimo giorno del mese successivo a quello di approvazione del bilancio, per le società con esercizio solare ed approvazione del bilancio entro 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio, con la possibilità di usufruire del differimento di 30 giorni con la maggiorazione dello 0,40%.

ATTENZIONE: i soggetti che approvano il bilancio o il rendiconto oltre il termine di 4 mesi dalla chiusura dell’esercizio effettuano i versamenti entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di approvazione del bilancio o rendiconto. Se il bilancio o il rendiconto non è approvato entro il termine massimo previsto dalla legge (180 giorni dalla chiusura dell’esercizio) i versamenti devono, comunque, essere effettuati entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di approvazione del bilancio.

L’acconto Ires dovuto dalle società di capitali, dagli enti commerciali e non commerciali è pari al 100% dell’ammontare esposto nei righi RN17 del modello Redditi SC 2024 ovvero RN28 del modello Redditi ENC 2024. Si rammenta che, anche per gli acconti Ires, è possibile applicare rispettivamente il metodo storico o quello previsionale. Inoltre, analogamente all’Irpef, anche l’acconto Ires va versato in due rate qualora l’importo dovuto per la prima rata sia superiore 103 euro.

L’acconto non è dovuto, se l’imposta relativa al periodo d’imposta precedente al netto delle detrazioni, dei crediti d’imposta e delle ritenute d’acconto, è di ammontare non superiore a 20,66 euro.

In caso di adesione al regime di tassazione per trasparenza (artt. 115 e 116 del Tuir), l’obbligo di versamento dell’acconto permane, nel primo periodo d’imposta di efficacia dell’opzione, anche in capo alla società partecipata. In caso di esercizio dell’opzione per il consolidato nazionale o mondiale, al versamento dell’acconto è tenuta esclusivamente la società o ente consolidante.

Si ricorda che per i soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli ISA e che dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito, per ciascun indice, dal relativo decreto di approvazione del Ministro dell’economia, nonché per i soggetti che partecipano a società, associazioni e imprese ai sensi degli artt. 5 e 115 del TUIR, i versamenti di acconto dell’imposta sono effettuati in due rate ciascuna nella misura del 50% (art. 58, comma 1, del D.L. n. 124/2019).

ATTENZIONE: Le società di comodo tenute dal 2023 all’applicazione della maggiorazione del 10,5% dell'aliquota Ires devono versare il saldo 2023 e l’acconto 2024 di tale maggiorazione entro gli stessi termini previsti per l’Ires. Tali soggetti restano tenuti al versamento dell’acconto della maggiorazione, a condizione che l’importo del rigo RQ62, colonna 10 (“Imposta”), del modello REDDITI SC (al netto degli importi indicati nelle colonne 13 “Detrazioni” e 15 “Crediti d’imposta e ritenute”) risulti pari o superiore a 21 euro. Anche se non specificato dalle istruzioni al modello REDDITI SC, se sussiste l'obbligo di rideterminare l'IRES dovuta per il 2023 (si veda oltre, sotto "Modalità di calcolo"), per la verifica dell'obbligo di versamento dell'acconto dell'addizionale occorre assumere l'importo del rigo risultante a seguito della rideterminazione.

Acconto imposte patrimoniali

Come noto, l'articolo 19, commi 13 - 22 del D.L. 201/2011 convertito ha istituito:

  • un'imposta sugli immobili esteri posseduti dalle persone fisiche residenti (cd. "IVIE" - l'imposta è stabilita nella misura dello 0,76% applicato sul costo risultante dall'atto o dal contratto di acquisto o, in mancanza, sul valore di mercato rilevabile nel luogo in cui è situato l'immobile);
  • un'imposta sulle attività finanziarie detenute all'estero da persone fisiche residenti (cd. "IVAFE" – l’imposta si applica sui prodotti finanziari, sui conti correnti e sui libretti di risparmio detenuti all'estero).

In particolare, per il versamento dell’Ivie/Ivafe valgono le medesime regole previste ai fini Irpef. Soggetti passivi dell'imposta, oltre alle persone fisiche residenti ai fini fiscali in Italia, sono gli enti non commerciali (tra cui anche i trust e le fondazioni), le società semplici e i soggetti alle stesse equiparati ex art. 5 del Tuir (per effetto dell’articolo 1, comma 710 lett. a) della L. 160/2019). L’acconto 2024 è dovuto se l’importo indicato nel rigo RW7, colonna 1 (IVIE) o rigo RW6, colonna 1 (IVAFE) del modello redditi PF è pari o superiore a 52 euro, mentre non è dovuto se di ammonta non superiore a 52 euro. Tuttavia, l’acconto va versato in 2 rate laddove l’importo della prima rata superi 103 euro.  La seconda rata, pari alla differenza tra l’acconto complessivamente dovuto e quanto corrisposto per la prima rata, va versata entro il 30 novembre; laddove l’importo dovuto per la prima rata fosse inferiore a 103 euro, l’acconto va versato in un’unica soluzione sempre entro il 30 novembre.

Acconto Irap 2024

Il versamento in acconto dell’Irap 2024 deve essere effettuato, in generale, secondo le modalità ed i termini previsti per le imposte sui redditi.

ATTENZIONE: dal periodo 2022, per effetto della norma di cui all’articolo 1, comma 8 della L. 234/2021, le persone fisiche esercenti attività commerciali o arti e professioni sono escluse dal versamento dell’IRAP a prescindere dalla sussistenza, o meno, di un’autonoma organizzazione. Conseguentemente, gli stessi soggetti non sono tenuti al versamento dell’acconto IRAP. 

Restano tenuti al versamento dell’acconto 2024:

  • le società o associazioni di cui all’articolo 5 del Tuir, che presentano la dichiarazione IRAP 2023 con un importo del rigo IR21 “Totale imposta” pari o superiore a 52 euro;
  •  i soggetti “diversi” dalle società o associazioni di cui all’articolo 5 del Tuir (esclusi quelli che determinano la base imponibile ai sensi dell’articolo 10-bis del decreto Irap), che presentano la dichiarazione IRAP 2023 con un importo del rigo IR21 “Totale imposta” pari o superiore a 21 euro.

Sono tenuti al versamento anche coloro che, pur essendovi obbligati, omettono di presentare l’IRAP 2023.

In base all’articolo 17, comma 3, del D.P.R. n. 435/2001, l’acconto va versato in due rate:

  • la prima, pari al 40% del rigo IR21 ovvero al 50% per i soggetti tenuti all’applicazione degli Isa, da versare entro il termine di pagamento delle somme dovute a saldo del periodo d’imposta 2023 (rispettivamente entro l'1.7 - 31.7.2024 + 0,40% ovvero entro il 31.7 - 30.8.2024 +0,40%). Si fa presente che il versamento della prima rata non è dovuto se di importo non superiore a 103,00 euro. Il versamento della prima rata di acconto può comunque essere effettuato entro il 30° giorno successivo ai predetti termini con la maggiorazione dello 0,40% a titolo di interesse corrispettivo;
  • la seconda, pari al 60% del rigo IR21 ovvero al 50% per i soggetti tenuti all’applicazione degli Isa, entro il 02 dicembre 2024 (in quanto il 30.11 cade di sabato) ovvero per i soggetti diversi dalle società o associazioni di cui all'articolo 5 del Tuir entro l'ultimo giorno dell'undicesimo mese del periodo di imposta.

Regioni in disavanzo sanitario

Per le regioni in deficit sanitario per le quali, ai fini del versamento dell’acconto relativo al periodo d’imposta 2023, trovano applicazione maggiorazioni di aliquota, l’acconto dell’IRAP dovrà essere determinato:

  • con il metodo “storico”, assumendo quale imposta del periodo precedente quella che si sarebbe determinata applicando l’aliquota d’imposta maggiorata (inon deve essere considerato, quale imposta del periodo precedente, l’importo di rigo IR21);
  • con il metodo “previsionale”, assumendo come imposta di riferimento quella determinata applicando al valore della produzione previsto l’aliquota d’imposta maggiorata.

Proroga del termine di versamento della seconda rata 2023

Limitatamente al periodo d'imposta 2023 e per le sole persone fisiche titolari di partita IVA che, nel 2022, dichiarano ricavi o compensi non superiori a 170.000 euro, l'art. 4 del DL 145/2023 (c.d. DL "Anticipi") ha prorogato al 16.1.2024 il termine per il pagamento della seconda rata di acconto dovuto in base alla dichiarazione dei redditi. Possono fruire della proroga del termine di versamento degli acconti al 16.1.2024 (ex art. 4 del DL 145/2023) anche i titolari dell'impresa familiare o dell'azienda coniugale non gestita in forma societaria (esclusi, quindi, i collaboratori familiari e il coniuge del titolare dell'azienda, sempre che non siano, a loro volta, titolari di partita IVA).  Rientrano nella proroga, oltre all'Irpef, anche le imposte sostitutive delle imposte sui redditi dovute dai contribuenti che si avvalgono di forme di determinazione del reddito con criteri forfetari, oppure per le quali si applicano i criteri IRPEF di versamento dell'acconto. Di contro, restano fuori dalla proroga, i "contributi previdenziali e assistenziali" (si tratta, ad esempio, dei contributi INPS dovuti dai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata ex L. 335/95 e dagli artigiani e commercianti) ed i premi assicurativi INAIL. Anziché in un'unica soluzione entro il 16.1.2024, la seconda rata dei suddetti acconti poteva essere pagata in 5 rate mensili di pari importo, a decorrere dal mese di gennaio, con scadenza il giorno 16 di ciascun mese. Sulle rate successive alla prima erano dovuti gli interessi nella misura del 4% annuo.

Pagamenti rateali dell’acconto e del saldo

L’articolo 8 del decreto cd. “Adempimenti” apporta alcune importanti modifiche alla previsione di cui all’articolo 20 del DLgs. 241/97, che conferisce a tutti i contribuenti – soggetti titolari e non titolari di partita IVA e soggetti titolari di posizione assicurativa in una delle gestioni amministrate dall’Inps – la facoltà di “rateizzare” il versamento del saldo e dell’acconto relativo alle imposte e ai contributi risultanti dalle dichiarazioni e dalle denunce presentate. In forza dell’articolo 20 del D.lgs.241/97, il contribuente può versare in rate mensili di pari importo – con la maggiorazione degli interessi del 4% annuo per le rate successive alla prima – le «somme dovute a titolo di saldo e di acconto delle imposte e dei contributi dovuti dai soggetti titolari di posizione assicurativa in una delle gestioni amministrate dall’INPS, ad eccezione di quelle dovute nel mese di dicembre a titolo di acconto del versamento dell’imposta sul valore aggiunto».

A decorrere dal versamento «delle somme dovute a titolo di saldo delle imposte relative al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2023», pertanto, la novella normativa interviene su modalità e termini di pagamento rateale, prevedendo:

  • il differimento – dal mese di novembre al 16 dicembre – del termine ultimo entro il quale perfezionare la rateizzazione dei versamenti dovuti a titolo di saldo e acconto;
  • l’individuazione, per tutti i contribuenti, di un’unica data di scadenza – corrispondente al 16 di ogni mese – entro la quale effettuare il pagamento delle rate mensili successive alla prima.

In tal modo, tutti i contribuenti, titolari e non titolari di partita IVA, possono avvalersi della possibilità di effettuare i versamenti in forma rateale degli importi dovuti a titolo di saldo e primo acconto delle imposte e dei contributi, valorizzando il comportamento concludente in sede di versamento. A tal fine, rileva la compilazione, all’interno dell’F24, degli appositi campi concernenti la “rateazione”, nei quali indicare sia la rata per la quale si effettua il pagamento, sia il numero di rate prescelto.

Con la finalità di semplificare gli adempimenti a carico dei contribuenti, inoltre, viene stabilito che le rate mensili – di pari importo e, quelle successive alla prima, maggiorate degli interessi – siano versate entro il giorno 16 di ciascun mese, purché il piano di rateazione si completi entro il giorno 16 del mese di dicembre relativo all’anno di presentazione della dichiarazione o denuncia da cui emerge il debito.

Per effetto della novella, pertanto, il contribuente che intende rateizzare i versamenti:

  1. determina il numero di rate in cui è possibile suddividere il debito, non superiore al numero di mesi che intercorrono nel periodo compreso tra la data di scadenza e il 16 del mese di dicembre;
  2. suddivide l’importo complessivo dovuto in base al numero di rate che intende versare, comunque non superiore a quello di cui al punto 1);
  3. versa la prima rata, senza interessi, alle scadenze previste dall’articolo 17 del DPR n. 435 del 2001;
  4. versa le successive rate, maggiorate degli interessi, entro il 16 di ciascuno dei mesi seguenti e, comunque, non oltre il giorno 16 del mese di dicembre.

Si riportano, a titolo esemplificativo, le scadenze relative al piano di rateazione di una persona fisica che intende rateizzare l’ammontare del saldo IRPEF risultante dalla dichiarazione dei redditi presentata nell’anno 2024 e relativa al periodo d’imposta 2023. Ipotizzando che il contribuente intenda ripartire l’onere fiscale nel numero massimo di rate possibili (nel caso specifico pari a 7), i versamenti dovranno essere effettuati secondo le seguenti scadenze:

  • la prima rata, entro il 1° luglio 2024;
  • la seconda rata, entro il 16 luglio 2024;
  • la terza rata, entro il 20 agosto 2024;
  • la quarta rata, entro il 16 settembre 2024;
  • la quinta rata, entro il 16 ottobre 2024;
  • la sesta rata, entro il 1814 novembre 2024;
  • la settima e ultima rata, entro il 16 dicembre 2024.

Ricalcolo acconti

Anche quest'anno, in caso di adozione del metodo "storico", in presenza di specifiche disposizioni scatta l’obbligo di rideterminazione delle imposte 2023 sulle quali commisurare gli acconti dovuti per il periodo d'imposta 2023. A tal fine, occorre compilare il rigo RN61 del modello redditi PF.

Deduzione forfetaria distributori di carburante

A favore dei distributori di carburante è riconosciuta “a regime” una deduzione forfetaria dal reddito d’impresa (art. 34, L. 183/2011) individuata dalle seguenti percentuali del volume d’affari.

Volume d’affari

% riduzione del reddito

Fino a €.1.032.000

1,1%

oltre € 1.032.000 e fino a € 2.064.000

0,6%

oltre € 2.064.000

0,4%

Per il calcolo dell’acconto Irpef/Ires 2024 con il metodo “storico”, gli esercenti impianti di distribuzione di carburante devono assumere, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata senza tener conto della suddetta deduzione. Infatti, l’articolo 34, co. 2 della L. 183/2011 afferma che i soggetti interessati dalla deduzione: “nella determinazione dell’acconto dovuto per ciascun periodo di imposta assumono quale imposta del periodo precedente quella che si sarebbe determinata senza tenere conto della deduzione forfetaria di cui al medesimo comma 1”. Diversamente, occorre tenerne conto nella determinazione dell’acconto con il metodo “previsionale”.

Disciplina dei proventi derivanti dall’attività di noleggio

In base all’articolo 49-bis del DLgs.171/2005 è possibile svolgere, in forma occasionale, l’attività di noleggio di imbarcazioni e navi da diporto (ossia di durata complessiva non superiore a 42 giorni).

Per i proventi derivanti da tale attività è prevista la possibilità, a richiesta del percipiente, di assoggettare gli stessi ad un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali, nella misura del 20%, con esclusione della detraibilità o deducibilità dei costi e delle spese sostenute relative all’attività di noleggio. L’imposta sostitutiva è versata entro il termine stabilito per il pagamento a saldo dell’IRPEF, tramite il modello di F24, utilizzando il codice tributo “1847” (R.M. 43/E/2014) ed è disciplinata, ai fini della liquidazione, dell’accertamento, della riscossione e del contenzioso, dalle disposizioni previste per le imposte sui redditi.

Qualora si opti per il regime di imposizione sostitutiva, i proventi dell’attività di noleggio concorrono alla formazione del reddito in base al quale determinare l’imposta su cui commisurare l’acconto; in particolare:

metodo  storico

se il regime è stato applicato nel 2023, ai soli fini del calcolo dell’acconto Irpef/Ires 2024, l’imposta dovuta deve essere rideterminata tenendo conto dei proventi assoggettati ad imposta sostitutiva.

metodo previsionale

rileva l’eventuale applicazione del regime agevolativo nel 2023. In tal caso, l’Irpef/Ires presunta va calcolata facendo concorrere al reddito complessivo anche i proventi che saranno poi assoggettati ad imposta sostitutiva.

Liberalità percepite da soggetti sottoposti a procedure di crisi

Per effetto dell’articolo 88, comma 3-bis del Tuir:

Non costituiscono sopravvenienze attive, in quanto esclusi, i contributi percepiti a titolo di liberalità dai soggetti sottoposti alle procedure concorsuali previste dal Regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, dal decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, dal decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, ovvero alle procedure di crisi di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180 nonché alla procedura di amministrazione straordinaria di cui agli articoli 70 e seguenti del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, ad esclusione di quelli provenienti da società controllate dall'impresa o controllate dalla stessa società che controlla l'impresa. Le disposizioni del precedente periodo si applicano anche ai contributi percepiti nei ventiquattro mesi successivi alla chiusura delle predette procedure”.

L'esclusione da imposizione riguarda, quindi, i soggetti sottoposti alle procedure concorsuali (fallimento, concordato preventivo, accordi di ristrutturazione del debito, liquidazione coatta amministrativa, ecc..) nonché quelli sottoposti alle procedure di crisi o procedure di amministrazione straordinaria. Inoltre, va detto che i contributi esclusi da imposizione sono solo quelli percepiti a titolo di liberalità dalla data di apertura della procedura fino al 24° mese successivo alla chiusura della stessa.

Ciò premesso, in base all’articolo 14, comma 3 del D.L. 18/2016 “La determinazione dell'acconto dovuto per i periodi d'imposta per i quali è operata la deduzione … è effettuata considerando, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata in assenza delle disposizioni del presente articolo”. Così, per il calcolo dell'acconto Irpef/Ires 2024 con il metodo storico, il reddito al 2023 deve essere rideterminato facendo concorrere allo stesso anche la quota (1/5) di liberalità dedotta. Diversamente, della quota deducibile e dell'esclusione da imposizione dei contributi 2024 occorre tenerne conto in caso di adozione del metodo previsionale.

Flat tax Incrementale

Per la determinazione dell'acconto IRPEF e relative addizionali 2024 è presente una nuova fattispecie di ricalcolo dell'acconto in caso di applicazione nel 2023 della c.d. "Flat tax incrementale". Il comma 57 dell'art. 1 della L.197/2022 dispone, infatti, che i soggetti che applicano la cd. "Flat tax incrementale" per il 2023, Nella determinazione degli acconti dovuti ai fini Irpef e relative addizionali 2024 devono assumere, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata non applicando le disposizioni in esame, di cui ai commi 55 e 56 dell'art. 1 della L.197/2022.

Versamento acconti: sanzioni e ravvedimento

Concludiamo l’analisi sulle modalità di determinazione e versamento del saldo e acconto delle imposte focalizzando l’attenzione sugli aspetti sanzionatori. Come noto, in caso di omesso, insufficiente o tardivo versamento degli acconti d’imposta si applicano le disposizioni di cui all’articolo 13 del Dlgs. 471/1997, ossia: 

  • la sanzione amministrativa pari al 30% dell’importo non versato o versato in ritardo;
  • la sanzione amministrativa pari al 15% dell’importo non versato o versato in ritardo, nel caso il versamento sia effettuato con un ritardo non superiore a 90 giorni; tale sanzione è “ridotta” a un importo pari a 1/15 per ciascun giorno di ritardo se il versamento è effettuato con un ritardo non superiore a 15 giorni.

Sono, inoltre, dovuti gli interessi di mora, calcolati a giorni, nella misura del 5% dall’1.1 al 31.12.2023 e del 2,5% a partire dall’1.1.2024. Tuttavia, per sanare le violazioni riguardanti l’omesso/tardivo versamento delle imposte è possibile ricorrere all’istituto del ravvedimento operoso. In tal caso, operano le sanzioni “ridotte” di cui all’ articolo 13 del DLgs.472/1997 dalla lett. a) alla lett. b-ter); per cui in relazione al momento in cui avviene la sanatoria va applicata la riduzione della sanzione: questa va da 1/10 del minimo a 1/6 del minimo. Si ricorda che, per l’articolo 13 del DLgs.472/1997, la sanzione è ridotta sempreché la violazione non sia stata già constatata e comunque non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento delle quali l’autore o i soggetti solidalmente obbligati, abbiano avuto formale conoscenza.

Sanzione ridotta

Termine regolarizzazione

da 0,1% a 1,4% (1/10 dell’1% a giorno)

entro 14 giorni dalla scadenza, tenuto conto che per ogni giorno di ritardo va applicato lo 0,1%

1,5% (1/10 del 15%)

dal 15° al 30° giorno dalla scadenza;

1,67% (1/9 del 15%)

dal 31° al 90° giorno dalla scadenza;

3,75% (1/8 del 30%)

entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro 1 anno dall’omissione o dall’errore;

4,29% (1/7 del 30%)

entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all'anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro 2 anni dall'omissione o dall'errore;

5% (1/6 del 30%)

oltre il termine di presentazione della dichiarazione relativa all'anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, oltre 2 anni dall'omissione o dall'errore;

Da ultimo, si rammenta che - per effetto dell'articolo 1 co.1 della L.97/77 - se la dichiarazione del periodo precedente è omessa, la base su cui effettuare il calcolo dell'acconto è costituita dal reddito complessivo che avrebbe dovuto essere dichiarato, al netto delle detrazioni e crediti d'imposta e delle ritenute d'acconto (C.M. 31.10.77 n. 96/13/3983). Pertanto, l'obbligo di pagare l'acconto resta fermo anche ove il contribuente, pur essendovi obbligato, omette di presentare la dichiarazione del periodo d'imposta precedente.

 

Quadro Normativo

- ART.37 DEL DECRETO LEGISLATIVO N.13 DEL 12/02/2024

- ART. 4 DEL DL 145/2023 CONVERTITO IN LEGGE  15 DICEMBRE 2023, N. 191;

- ARTICOLO 58 DEL D.L. N.124/2019;

- ARTICOLO 1, COMMA 710, LETT. A) DELLA L. 160/2019;

- AGENZIA ENTRATE - RISPOSTA INTERPELLO N. 330/E/2019;

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