Quando l’infortunio in itinere incontra lo smart working

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Quando l’infortunio in itinere incontra lo smart working

Ormai il lavoro agile sta dilagando. Vasveltino Verdi è occupato come dipendente nel settore esportazioni di una società che commercializza componenti motociclistiche e, ultimamente, ha ottenuto la possibilità di aderire al programma aziendale di “Smart working”. Così Vasveltino può finalmente mantenere i rapporti commerciali con tutto il mondo operando direttamente dalla workstation casalinga in modo rapido e veloce.

Lavorare all’esterno, però, non significa non mettere più piede in azienda, tutt’altro, capita spesso che Vasveltino debba relazionarsi nel quartier generale con i vertici della società.

Sennonché, in uno dei tanti piccoli ‘gran-premi’ che effettua quotidianamente tra la sede dell’impresa e la propria abitazione/luogo di lavoro, in una sorta di ‘fermata ai box’ per portare i propri bimbi all’asilo, è vittima di un incidente con frattura del capitello radiale destro e 40 giorni di prognosi.

“Visto che è avvenuto per motivi di lavoro, l’Inail dovrà considerare se ci sono o meno i presupposti per il cosiddetto infortunio in itinere – taglia corto un funzionario dell’Ente assicurativo – ma a occhio mi sa tanto che non riceverà alcun indennizzo” (cfr. art. 12 del D.lgs. n. 38/2000, circolare Inail n. 14/2016, circolare Inail n. 48/2017).

“E per quale motivo?”, reagisce incredulo Vasveltino. “La situazione è complessa, la valutazione si basa su alcuni criteri: ad esempio, c’era o meno una fermata per il trasporto pubblico nell’arco di un chilometro? L’attesa di tale mezzo di trasporto sarebbe stata inferiore a un’ora? – risponde annoiato il funzionario – Capisce che normativa, prassi e giurisprudenza concordano sul fatto che il trasporto pubblico rappresenti lo strumento normale per la mobilità dei lavoratori e abbatte l’esposizione al rischio della strada…”.

“Ah certo… Parliamo di conciliazione tra tempi di vita e lavoro, poi consideriamo fattibile un’attesa di due ore tra andata e ritorno per prendere il bus?”, interloquisce stizzito Vasveltino. “Beh, sempre che non piova, potrebbe impiegare il tempo per sgranchirsi un po’ – ribatte con antipatico sarcasmo l’interlocutore – e magari leggersi un bel libro alla fermata del bus, così facendo avrebbe pure evitato l’infortunio. Mi sembra proprio il caso di dirlo, mens sana …in corpore sano!”.

Le considerazioni espresse sono frutto esclusivo dell’opinione degli autori e non impegnano l’amministrazione di appartenenza

Ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

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