Posta elettronica, il Fisco ora preme

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A seguito dei maggiori poteri di indagine previsti dalla legge Finanziaria 2005, le Entrate avevano richiesto agli intermediari finanziari di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec), che ha lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento, per permettere lo scambio telematico di dati e informazioni. Lo scopo è quello di potere accertare con maggiore velocità eventuali irregolarità fiscali. Il provvedimento delle Entrate fissava al 28 febbraio 2006 l’ultimo giorno utile per gli intermediari per comunicare la loro Pec. La scadenza è passata inosservata, e il termine è stato spostato al 15 aprile. La proroga non è però bastata: emerge infatti che due società su tre ancora non hanno risposto ai solleciti. Si contano, infatti, ancora circa 17mila inadempienti su 25mila iscritti ai diversi elenchi. Il Fisco non si arrende e ci riprova: la scadenza è stata rinviata al 30 giugno e le associazioni di categoria sono state invitate ad avvertire tutti, iscritti e non. Nel caso le società non si dotassero di un indirizzo di posta certificata entro il termine fissato, dovranno pagare una multa che va da 2.065 ai 20.658 euro.    

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