OCF a favore dei minimi tariffari per gli avvocati
Pubblicato il 29 ottobre 2019
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Dall’Organismo Congressuale Forense arriva la richiesta a Governo e Parlamento di reintrodurre i parametri minimi non derogabili per tutte le prestazioni professionali.
E’ quanto deliberato, all’unanimità, dall’Assemblea OCF, riunitasi venerdì 25 ottobre 2019.
Invito a Governo e Parlamento: urgenti iniziative normative
Precisamente, nella delibera è stato deciso di invitare le Istituzioni “ad assumere con urgenza iniziative normative che, in linea con la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, recentemente confermata dalla sentenza del 4 luglio 2019, possano sanare una situazione allo stato inidonea a mantenere livelli di qualità dei servizi legali prevedendo la reintroduzione dei parametri minimi e non derogabili per tutte le prestazioni professionali”.
Tra le considerazioni che hanno portato a queste determinazioni, la constatazione che la deregolamentazione operata dalla Legge n. 248/2006 rispetto al sistema della remunerazione dei servizi professionali, non abbia portato, in realtà, al risultato di garantire la libera concorrenza, bensì, a un “sistema di mercato al ribasso, con conseguente riduzione degli investimenti indispensabili per il corretto e qualificato esercizio della professione”.
Secondo l’Organismo di rappresentanza dell’Avvocatura, infatti, la liberalizzazione delle prestazioni non avrebbe tenuto conto della dimensione pubblicistica della professione forense “che non può più essere disciplinata alla stregua dell’attività imprenditoriale, né può continuare a soggiacere alle regole del mercato”.
Quanto affermato dalla Corte di Giustizia Ue, secondo la quale una tariffa determinata secondo onorari minimi fissi, in alcuni contesti, come nel caso del mercato italiano, in cui è presente un numero estremamente elevato di avvocati iscritti ed in attività, sarebbe utile ad evitare che la concorrenza si traduca nell’offerta di prestazioni al ribasso e il rischio “di un peggioramento della qualità dei servizi forniti”.
In definitiva, il riconoscimento di un reddito adeguato agli avvocati, ulteriormente minato dai ritardi nei pagamenti del patrocinio a spese dello Stato, potrebbe rappresentare “una garanzia per l’autonomia ed indipendenza del ruolo costituzionale, a tutela dell’effettività della giurisdizione”.
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