Obbligo di vaccino Covid ai sanitari: prevale l’interesse collettivo alla salute

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Obbligo di vaccino Covid ai sanitari: prevale l’interesse collettivo alla salute

Nuova pronuncia del Consiglio di Stato in tema di obbligo di vaccinazione anti covid-19 per medici e personale sanitario.

Con decreto n. 6401 del 2 dicembre 2021, il CdS ha respinto l'istanza cautelare di appello presentata da un dottore no vax contro la decisione con cui il Tar per l’Abruzzo aveva confermato la sospensione irrogatagli dall’Ordine dei medici, in relazione all’accertata inottemperanza all'obbligo vaccinale.

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Nella decisione, il Collegio amministrativo ha ritenuto che, rispetto al fumus boni juris, gli argomenti posti a base del provvedimento appellato fossero in linea con i criteri che il Consiglio di Stato ha già indicato per valutare il bilanciamento tra la pretesa del personale sanitario a non vaccinarsi e l'esigenza essenziale di protezione della salute collettiva.

Ancora una volta, i giudici amministrativi hanno sottolineato la prevalenza del diritto fondamentale alla salute della collettività rispetto a dubbi individuali o di gruppi di cittadini, basati, peraltro, su ragioni che il Consiglio di Stato evidenzia come “mai scientificamente provate”.

Prevalenza, questa, – si legge nel decreto – con una connotazione ancor più "peculiare e dirimente" laddove il rifiuto al vaccino sia opposto da chi, come i medici, sia - per legge nonché per lo stesso “giuramento di Ippocrate” – “tenuto in ogni modo ad adoperarsi per curare i malati, e giammai per creare o aggravare il pericolo di contagio del paziente con cui nell’esercizio dell’attività professionale entri in diretto contatto”.

Per il Consiglio di Stato, difatti, solamente la massiva vaccinazione, in primo luogo di coloro che entrano per servizio ordinariamente in contatto con altri cittadini, specie in situazione di vulnerabilità, costituisce una misura indispensabile per ridurre l’emergente moltiplicazione dei contagi, dei ricoveri, delle vittime e di potenziali nuove varianti.

Anche il danno irreparabile, per il Collegio, sarebbe eccezionalmente più grave per la collettività dei pazienti e per la salute generale, rispetto a quello lamentato dal sanitario sulla base di dubbi scientifici non dimostrati.

Il tutto a fronte “delle amplissimamente superiori prove, con l’erogazione di decine di milioni di vaccini solo nel nostro Paese, degli effetti positivi delle vaccinazioni sul contrasto alla pandemia e alla sue devastanti conseguenze umane, sociali e di deprivazione della solidarietà quale principio cardine della nostra Costituzione”.

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