Mobilità al Sud, conta il lavoro
Autore: eDotto
Pubblicato il 07 novembre 2008
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Per dare attuazione al principio sancito in sede giurisprudenziale – Cassazione, sentenza 11326 del 2005 – la circolare Inps numero 95/2008 di ieri afferma che nel riconoscere la maggiorazione di 12 mesi del periodo di erogazione dell’indennità di mobilità ai lavoratori delle aree svantaggiate del Sud, occorre riferirsi in via esclusiva al luogo ove l’impresa ha deciso di organizzare stabilmente l’attività lavorativa del soggetto interessato. Le Sezioni unite, chiamate alla soluzione di un contrasto su questo tema, avevano infatti inteso risalire alle ragioni che hanno ispirato il Legislatore alla formulazione dell’articolo 7, comma 2, della legge n. 223/1991, ravvisabili nell’esigenza di preferire la difficoltà presunta del lavoratore nella ricerca di una nuova occupazione, fornendo a coloro che si prevede affrontino maggiori difficoltà, una tutela più generosa rispetto alla durata della prestazione. Diviene allora determinante proprio la circostanza che l’impresa abbia scelto di organizzare stabilmente la prestazione lavorativa di alcuni dei suoi dipendenti, in funzione del raggiungimento dei propri obiettivi di produzione, non rilevando, nell’identificazione del requisito territoriale, ulteriori elementi “come il luogo di assunzione, o quello in cui ha sede legale l’impresa o quello di residenza del lavoratore o quello, infine, in cui è stata aperta la procedura di mobilità”.
- ItaliaOggi, p. 48 – Mobilità al Sud, conta il lavoro - Leonardi
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