Marijuana Una pianta in terrazza non è reato
Pubblicato il 27 settembre 2016
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Niente condanna per coltivazione di sostanze stupefacenti in presenza di un’unica piantina di marijuana detenuta in terrazzo e qualora il principio attivo ricavabile dalla stessa consenta di apprezzare un uso solo personale della sostanza.
In detta ipotesi, infatti, si deve escludere che dalla coltivazione possa derivare quell’aumento nella disponibilità della sostanza stupefacente e quel pericolo di ulteriore diffusione che sono gli estremi integrativi della offensività e punibilità della condotta di specie.
E’ quanto sancito dalla Corte di cassazione nel testo della sentenza n. 40030 del 26 settembre 2016 e con la quale, in rigetto del ricorso del Pm, è stata confermata una decisione di non luogo a procedere disposta dal Gup del Tribunale di Siracusa.
Coltivazione inidonea a incrementare mercato
Nel giudizio in oggetto, era stato ritenuto che la coltivazione di una unica pianta di canapa indiana, tale da garantire n. 12 dosi di sostanza, curata in vaso e posizionata su un terrazzo di abitazione in un contesto urbano, costituisse una fattispecie in cui erano presenti evidenze che obiettivamente escludevano non solo, che dalla detta coltivazione potesse derivare un aumento nella disponibilità della droga, ma anche l’esistenza di un pericolo di ulteriore diffusione della sostanza stupefacente.
E’ da escludere – si legge nel testo della decisione di legittimità – che, ai fini dell’offensività della condotta e della correlata punibilità, rilevi il solo dato quantitativo di principio attivo ricavabile dalle singole piante, dovendosi valutare anche l’estensione e il livello di strutturazione della coltivazione al fine di verificare se da essa possa derivare una produzione potenzialmente idonea a incrementare il mercato.
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