L’assenza corre sul filo della truffa

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La Corte di Cassazione, con sentenza n. 23623/08, ha qualificato come truffa aggravata il reato commesso da un dipendente pubblico che risultava in ufficio mentre in realtà lavorava in un bar. Sempre secondo la Corte (sent. 15983/06), commette una truffa, e non un falso, anche chi ritocca i cartellini di presenza. Infine, la Corte di Legittimità (sent. 39077/03) ha ravvisato un tentativo di truffa nella condotta di chi, grazie ad un complice che timbrava al suo posto, estendeva la sua presenza in ufficio.
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