La società semplice si veste da holding

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A due anni e mezzo dal debutto della riforma del diritto societario (Dlgs 6/2003), il sistema imprenditoriale italiano si presenta ancora molto variegato. I modelli delle Spa e della Srl acquistano appeal ma di certo non sfondano, così che le società di persone (nelle loro diverse forme) continuano ad essere più numerose delle società di capitali. La distanza si sta comunque assottigliando: alla fine del primo trimestre 2006 lo scarto si è ridotto a poco più di 90mila unità. Risultano iscritte nel registro delle imprese un milione e 230mila società di persone a fronte di un milione e 140 mila società di capitali. La riforma sembra, dunque, aver solo parzialmente centrato il suo obiettivo.

La scelta del tipo di holding da mettere al vertice di un gruppo di società o da utilizzare per la gestione di un consistente patrimonio non può prescindere dalla variabile fiscale. Anche se potrebbe sembrare troppo semplicistico ricondurre la scelta ad un’unica discriminante, quale quella della convenienza fiscale. Si devono considerare una serie di altri elementi altrettanto significativi quali la governance della struttura, la tutela del patrimonio, i criteri di scelta e di selezione degli investimenti. Da non dimenticare, quindi, l’importanza della struttura organizzativa del gruppo e degli interessi degli azionisti.

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