La società in fallimento non sfugge alla stretta
Pubblicato il 22 febbraio 2007
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L’Interpello disapplicativo per le società non operative ha natura obbligatoria e rappresenta l’unico viatico per la successiva impugnazione in contenzioso. Tale regola vale anche per le società soggette a fallimento che tuttavia riceveranno l’accoglimento dell’istanza. Questa la posizione ribadita dall’agenzia delle Entrate, che insiste sull’obbligatorietà dell’interpello, in mancanza del quale non sarebbe impugnabile l’atto di accertamento. La tesi, anche se discutibile, è stata ribadita ieri dal sottosegretario all’Economia, Mario Lettieri, nella risposta al question time n. 5-00754 proposta da Maurizio Leo in Commissione Finanze della Camera. L’argomento in questione richiama i capisaldi della circolare n. 5/E/2007, in cui si legge che la preventiva presentazione dell’istanza di interpello sia propedeutica alla successiva impugnazione dell’eventuale avviso di accertamento dinanzi al giudice tributario. Solo con questo presupposto il giudice di merito potrà valutare l’operatività della società. Nella precisazione di ieri viene confermato che tale presupposto vale anche nei confronti delle società soggette a fallimento per le quali si preannunciano esiti per lo più positivi.
- ItaliaOggi, p. 44 – Schedate le società non operative - Santagada
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