La Corte Ue traccia i confini dell’elusione

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La Corte di giustizia Ue, con la sentenza C-425/06 del 21 febbraio 2008, ha fornito i chiarimenti richiesti dalla Corte di cassazione con l’ordinanza n. 21371 del 4 ottobre 2006. Il Fisco italiano aveva accertato una società che, unitamente ad un’altra società appartenente al suo stesso gruppo imprenditoriale, stipulava con soggetti terzi una serie di contratti finalizzati alla concessione in godimento di autovetture. Secondo il Fisco italiano, l’operazione , pur segmentata in tre distinte pattuizioni, doveva essere interpretata come un’unica operazione finalizzata alla concessione in uso del veicolo e, come tale, complessivamente tassata ai fini dell’Iva quale prestazione di servizi. La Corte Ue ha chiarito che: secondo la sesta direttiva Iva, l’abuso del diritto deve essere rilevato in tutte quelle operazioni il cui realizzo di un vantaggio fiscale rappresenti lo scopo essenziale, e non necessariamente esclusivo, delle medesime; è il giudice nazionale a dover stimare se le operazioni controverse siano condotte secondo pratiche elusive.
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