Ingenti importi in contanti giustificano l’induttivo

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Con la sentenza n. 15583 depositata il 14 luglio 2011, la Corte di cassazione ha ritenuto legittimo un atto impositivo del Fisco basato su presunzioni semplici ma gravi, precise e concordanti e senza supporto di prove certe.

Nel caso di specie veniva contestato ad un produttore di olio di aver emesso fatture false ed aver dato false indicazioni sull’ingente pagamento che sarebbe avvenuto utilizzando contanti. Proprio la dichiarazione di aver pagato in contanti 250mila euro non è credibile, poiché l’assenza di “traccia documentale” di importi ingenti viola le regole sull’antiriciclaggio.

Inoltre, un conteggio per quantità – carico e scarico – della movimentazione giornaliera dimostrava che a fronte delle fatture emesse non c’era disponibilità di prodotto. A questo punto sussiste l’onere della prova contraria a carico del contribuente.

In conclusione, si legge nella sentenza, le circostanze esaminate sono così gravi da giustificare un giudizio di complessiva inattendibilità della contabilità del contribuente che rende legittima l’adozione di metodologie di tipo induttivo, al pari quelle di tipo analitico, o il servirsi di entrambe le tipologie.
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  • ItaliaOggi, p. 24 - Pagamenti in contanti pericolosi - Alberici

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