Informazione non corretta? Entrate risarciscono il contribuente

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Informazione non corretta? Entrate risarciscono il contribuente

E’ stata confermata, in sede di legittimità, una decisione con cui la Corte d’appello aveva condannato l’Agenzia delle Entrate a risarcire un contribuente per le informazioni errate e non complete ricevute da un addetto di un Ufficio territoriale, in ordine al regime di tassazione applicabile ad una scrittura privata.

L’uomo aveva convenuto in giudizio l’Agenzia, dolendosi dell’illegittimo comportamento tenuto nei suoi confronti nella violazione degli obblighi di informativa e per aver disatteso il suo legittimo affidamento, inducendolo in errore.

Avviso di liquidazione causato da informazione non completa

In particolare, l’attore si era recato presso gli uffici delle Entrate per registrare la scrittura privata, documentando la propria qualità di coltivatore diretto attraverso la relativa certificazione INPS; in questa occasione, il direttore dell’Ufficio aveva chiesto al contribuente di apporre, sulla scrittura da registrare, una dichiarazione contenente l’indicazione del valore della vendita, ed aveva poi provveduto ad applicare una tassazione agevolata, pur in assenza delle condizioni di legge, posto che la documentazione prodromica depositata era, in realtà, inidonea.

Dopo due mesi, l’uomo aveva ricevuto un avviso di liquidazione della maggiore tassazione, applicata sulla base del valore dichiarato nell’atto, in considerazione della ritenuta non applicabilità dell’imposta ridotta a tassa fissa.

Per questo, il coltivatore aveva chiesto il risarcimento del danno determinato dalla condotta omissiva dell’amministrazione convenuta, danno corrispondente alla somma in relazione alla quale gli era stata concessa la rateazione del debito tributario.

Mentre, in primo grado, le doglianze del contribuente non erano state ritenute fondate, in sede di gravame, gli era stato riconosciuto il diritto al risarcimento.

Nella pronuncia, era stato rilevato che l’amministrazione aveva violato il principio di collaborazione informativa, in quanto avrebbe dovuto porre maggiore attenzione circa l’indicazione degli adempimenti da porre in essere per beneficiare dei vantaggi fiscali previsti dalla normativa di settore, eventualmente integrando o modificando l’atto con le indicazioni mancanti.

Legittimo affidamento del contribuente

La Suprema corte, con ordinanza n. 23163 del 27 settembre 2018, ha ritenuto inammissibile il successivo ricorso avanzato dall’Agenzia contro quest’ultima decisione, sottolineando come, nella specie, la lite avesse avuto ad oggetto non il diritto del contribuente ad ottenere l’agevolazione (poi non riconosciuto a causa della insufficiente documentazione), ma il diritto di ricevere un’informazione completa dall’Amministrazione finanziaria.

Secondo la Cassazione, infatti, quest’ultima, non potendo chiedere al contribuente di modificare l’atto, ormai perfetto, avrebbe potuto informarlo della necessità di dotarsi di ulteriore documentazione (certificato o attestazione provvisoria dell’Ispettorato) al fine di accedere all’agevolazione ed evitare le sanzioni per l’omesso versamento dell’imposta ordinaria.

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