Il rimedio non basta ad evitare la censura Ue
Pubblicato il 11 aprile 2008
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Ieri la Corte di giustizia delle Comunità europee ha condannato l’Italia per la tardiva e non corretta applicazione della direttiva 1999/31, diretta a prevenire le ripercussioni negative sull’ambiente che derivano dalle discariche di rifiuti.
La Corte ha infatti rilevato che il D.Lgs n. 36/2003, con cui l’Italia ha dato applicazione alla suddetta direttiva, prevede per le discariche autorizzate tra la data di scadenza della trasposizione della normativa europea (16 luglio 2001) e quella di entrata in vigore del decreto stesso, l’applicazione del trattamento riservato alle discariche preesistenti, in luogo di quello relativo alle discariche nuove.
A nulla è valso il tentativo dell’Italia di approvare il 1° aprile scorso, prima cioè della pronuncia della Corte di giustizia, uno specifico decreto legge che, nel modificare l’art. 17 del D.Lgs del 2003, è volto all’adeguamento del diritto nazionale alla disposizione comunitaria.
In secondo luogo la Corte censura il comportamento dell’Italia anche in riferimento al fatto che non sono state stabilite alcune regole transitorie per le discariche preesistenti di rifiuti pericolosi, dato che le norme comunitarie dovevano applicarsi anche ad essi a partire dal 16 luglio 2002, prevedendo il completo riassetto entro il 16 luglio 2009. Il decreto legislativo in questione, invece, ha solo stabilito norme transitorie solo per le nuove discariche di rifiuti pericolosi.
La seconda parte del testo del D.L. n. 59 dell’8 aprile 2008 è disponibile sul Sole - 24 Ore a pag. 35
- ItaliaOggi, p. 40 – Rifiuti, condanna Ue – Pignataro
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