I diritti annuali a prova d’inflazione

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Il ministero delle Attività produttive, di concerto con il ministero dell’Economia, ha emanato un decreto, datato 28 marzo 2006, e attualmente in corso di pubblicazione in “Gazzetta Ufficiale”, recante la determinazione delle misure del diritto annuale delle Camere di commercio per l’anno 2006, dovute dalle imprese iscritte nel Registro imprese. Per quest’anno non sono previste variazioni dei contributi rispetto al 2005. Il diritto annuale che le imprese dovranno versare è identico a quello versato nell’anno precedente: stesse aliquote da calcolare sul fatturato, medesimo il range di applicazione. Pertanto, se vi saranno degli aumenti essi dipenderanno dal volume d’affari prodotto e non da “aggravi d’imposta” decisi dall’alto. Il blocco dei rincari non riguarda, poi, solo i diritti annuali, relativi alle aziende iscritte nella sezione ordinaria, ma tocca anche i diritti da versare in misura fissa. Da un’analisi dettagliata del decreto emerge, comunque, che solo due cose cambiano rispetto al 2005: la prima è relativa all’applicazione del sistema di calcolo del diritto annuale in base al fatturato, ovvero non si parla più genericamente di “tutte le imprese iscritte nella sezione ordinaria del registro....”, ma “di sede legale di tutte le imprese iscritte nella sezione ordinaria del registro...”; la seconda modifica, invece, interessa più da vicino gli organismi camerali, ovvero il cambiamento riguarda la quota di gettito camerale da diritto annuale che le camere di commercio devono destinare al fondo perequativo, istituito dall’articolo 18 della legge n. 580/1993, che sale al 4,8% dal 4,7% dello scorso anno. 

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