Ticket, indennità e perdita di incentivi: quanto costa licenziare il lavoratore
Pubblicato il 11 luglio 2024
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Una delle fasi più delicate che incidono sulla storia dei rapporti di lavoro è certamente la fase del recesso, unilaterale o consensuale.
Il licenziamento o le dimissioni dal rapporto di lavoro subordinate sono governati da una serie di regole e assoggettati a costi, diretti ed indiretti, che gravano in maniera determinante sul datore di lavoro.
A seconda della tipologia di recesso il datore di lavoro deve porre attenzione al c.d. periodo di preavviso di licenziamento e erogare l’eventuale indennità sostitutiva al lavoratore.
Il licenziamento comporta poi la liquidazione, a carico dell'azienda, dei ratei di ferie, permessi ed ex festività, maturate e non godute, oltreché del trattamento di fine rapportl accantonato in azienda e non destinato pertanto a forme di previdenza complementare.
Inoltre, il datore di lavoro deve conteggiare e liquidare, nei casi in cui lo stesso è dovuto, il c.d. ticket di licenziamento.
A ciò si aggiunga che il legislatore ha subordinato l’accesso a sgravi contributivi per l’assunzione stabile di lavoratori dipendenti a condizioni che limitano le possibilità di recesso per giustificato motivo oggettivo o licenziamenti collettivi sia per periodi precedenti all’evento agevolato che per periodi successivi.
Il riferimento va, in particolare, agli esoneri giovanili sperimentali di cui alla legge di Bilancio 2021 e alla legge di Bilancio 2023 e alle condizioni speciali poste per la fruizione dell’esonero per l’assunzione di giovani, mai assunti a tempo indeterminato, riproposte nei bonus del Decreto Coesione.
Quanto costa licenziare un dipendente? A cosa prestare attenzione? Tutte le risposte nell'approfondimento che segue.
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