Giustizia civile. L’Unione Camere Civili presenta il piano di riforma
Pubblicato il 27 luglio 2020
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Un piano straordinario per la giustizia civile è stato presentato dall’Unione delle Camere Civili al Ministro Bonafede. L’intento è intervenire sugli aspetti organizzativi e sul processo civile per migliorare la macchina della giustizia rendendola accessibile anche ai meno abbienti.
Ma l’obiettivo che si intende fortemente raggiungere è l’abbattimento dell’arretrato, visto l’altissimo numero delle cause pendenti in giudizio.
Dunque l'Unione delle Camere Civili, presieduta da Antonio de Notaristefani, ha redatto un documento per il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, contenente un piano straordinario in considerazione degli impegni presi dallo stesso ministro in materia di reclutamento di magistrati e personale amministrativo, nonché di interventi sull’edilizia giudiziaria e la digitalizzazione.
Avvocati civilisti. Il piano straordinario per la giustizia civile
Tre sono gli ambiti in cui si incentra il lavoro: interventi organizzativi, sul processo e sui compensi.
Interventi organizzativi - L’Ucc prende atto che il disegno basato sull’Ufficio del processo è fallito per mancanza di tirocinanti e per scarsa propensione di molti magistrati a collaborare con questi.
Si pensa, quindi, a poter reclutare un numero più alto di tirocinanti, sia mediante una selezione rapida attraverso quiz, sia grazie alla utilizzazione di vincitori di concorso non ancora immessi in ruolo, sia facendo ricorso a professionisti disponibili alla collaborazione.
Per i giudici che saranno più abili a portare avanti l’Ufficio, incrementando il numero di sentenze depositate, deve essere previsto un incentivo, anche pensando alla progressione di carriera o a valutazioni quadriennali.
Va poi data importanza alle valutazioni di professionalità tenendo conto della percentuale di cause transatte, i tempi della definizione, il rispetto del calendario del processo e la percentuale di sentenze confermate nei successivi gradi di giudizio.
Interventi sul processo – In questo ambito le proposte sono varie:
- incentivare l’uso del procedimento sommario;
- prevedere che il giudice, in sede di riservata sulle prove, se ritiene che una delle questioni trattate renda la causa di pronta soluzione possa trattenere la causa in decisione, indicarla alle parti, invitarle a depositare le difese e pronunziare la sentenza;
- rendere effettivamente obbligatorie una serie di norme oggi spesso disapplicate, quali la decisione immediata delle cause mature per la decisione e l’indicazione di un termine massimo, da definire, tra una udienza e l’altra;
- introdurre meccanismi idonei a consentire la concentrazione del contenzioso “seriale”;
- inserire la possibilità per il giudice di imporre sanzioni di carattere pecuniario per il ritardato adempimento degli obblighi pronunziati in sentenza;
- devolvere a professionisti esterni alcuni settori.
Interventi sui compensi – Per l’Ucc, la questione “compensi” può essere estremamente efficace per incentivare comportamenti virtuosi o, al contrario, disincentivare quelli opportunistici, sia per le parti che per gli avvocati.
Come primo passo, quindi, occorre eliminare il raddoppio del contributo unificato per la ipotesi di rigetto della impugnazione: ricorrere in appello non deve essere un privilegio per ricchi.
Inoltre, si potrebbe disporre che il giudice debba essere vincolato sia ai parametri medi nella liquidazione delle spese legali che all’applicazione degli aumenti di carattere premiale previsti per l’utilizzo di strumenti acceleratori o di efficienza del processo, salva la facoltà di aumentare la liquidazione delle spese legali fino ai parametri massimi in presenza delle condizioni di legge.
Altra proposta è di rimodulare i compensi tabellari per far sì che, a parità di ammontare complessivo per tutte le fasi, vengano maggiormente valorizzate le fasi di studio ed introduttiva del giudizio rispetto a quella decisionale, invertendo l’attuale impostazione.
Infine, per quanto riguarda il patrocinio a spese dello Stato, è necessario che sia “effettivamente remunerato, al fine di evitare che venga rifiutato da molti; per questo, il relativo credito deve essere reso compensabile con quanto dovuto per imposte e tasse”.
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