Cuneo fiscale: nel 2025 penalizzati redditi bassi. Chiesti correttivi
Pubblicato il 30 gennaio 2025
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Presentato, in commissione Finanze alla Camera, un question time a cui ha risposto la sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, sul caso sollevato dalla Cgil che ha denunciato una penalizzazione per le retribuzioni lorde tra 8.500 e 9mila euro con il passaggio al cuneo fiscale di lavoratori che percepiscono tali redditi.
Cuneo contributivo 2024
Il problema interessa alcuni lavoratori a basso reddito, specificatamente coloro che percepiscono un guadagno annuale compreso tra 8.500 e 9.000 euro. Nel 2024, a seguito di una diminuzione del 7 percento nei contributi (cuneo contributivo), queste persone sono passate da una condizione in cui non erano tenute a pagare l'IRPEF a una in cui sono diventate contribuenti. Questo cambiamento è stato dovuto all'aumento del reddito imponibile IRPEF causato dalla riduzione dell'aliquota contributiva. Di conseguenza, hanno acquisito il diritto a un supplemento di 100 euro mensili per un anno, raggiungendo un totale di 1.200 euro.
In sostanza, i contribuenti con questo livello di guadagno "hanno ottenuto un beneficio inaspettato a seguito della diminuzione dell'aliquota contributiva, che ha incrementato i loro redditi soggetti a IRPEF". Iniziando a versare tasse, hanno ottenuto anche un'integrazione di 1.200 euro, un beneficio che non avrebbero avuto senza tale riduzione dei contributi.
2025: passaggio al cuneo fiscale
Ma, a seguito delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, che ha trasformato il cuneo contributivo in cuneo fiscale, i lavoratori interessati rientrano nella condizione di incapienza. Pertanto, perdono il diritto al beneficio integrativo.
Più nello specifico, la mancanza di rinnovo dell'esenzione contributiva sulla quota IVS per i lavoratori – unitamente all'adozione di un nuovo sistema di riduzione del cuneo fiscale a partire dal 2025, che prevede un bonus e una detrazione aggiuntiva (art. 1, commi 4-9 della L. 207/2024) – determinerà dal 2025 una diminuzione del reddito netto in busta paga per i contribuenti a basso reddito, ossia per coloro che guadagnano tra gli 8.500 e i 9.000 euro annuali.
Secondo un recente studio effettuato dalla CGIL, questi individui perderanno circa 1.200 euro all'anno perché, con il versamento completo dei contributi INPS, si riduce l'imponibile fiscale. Di conseguenza, molti contribuenti finiranno per scendere sotto la soglia minima di reddito necessaria per accedere al trattamento integrativo del salario, previsto dal DL 3/2020, che non è applicabile se non si supera il limite di reddito per poter usufruire della detrazione per lavoro dipendente stabilita dall'art. 13 del TUIR.
Governo: conferma dell’effetto penalizzante
Il Governo riconosce le inattese conseguenze della riforma del cuneo: con il passaggio dal cuneo contributivo al fiscale, non è stato possibile aggiungere una “clausola di salvaguardia” che garantisse ai lavoratori i medesimi vantaggi del 2024.
Infatti, la base di beneficiari si è ampliata per includere lavoratori con un reddito tra i 35mila e i 40mila euro, precedentemente non coperti, ma con lo stesso budget di circa 18 miliardi di euro. Di conseguenza, la redistribuzione delle risorse ha favorito alcuni (i nuovi idonei) a scapito di altri.
Qual è il meccanismo del taglio del cuneo fiscale e contributivo nel 2025?
Secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2025, la riduzione del cuneo fiscale e contributivo è stata resa permanente e rivista, estendendo i suoi effetti anche ai lavoratori con redditi fino a 40.000 euro.
Per i redditi fino a 20.000 euro, il sostituto d’imposta eroga un importo calcolato mediante l'applicazione di specifiche percentuali al reddito da lavoro dipendente, come descritto di seguito.
Percentuale calcolo bonus in busta paga |
Reddito |
7,1 per cento |
Fino a 8.500 euro |
5,3 per cento |
Tra 8.500 e 15.000 euro |
4,8 per cento |
Oltre i 15.000 e fino ai 20.000 euro |
Per coloro che guadagnano oltre 20.000 euro, dal 2025 il bonus in busta paga si trasforma in un'ulteriore detrazione fiscale per il lavoro dipendente, che si aggiunge a quella già in vigore e ammonta a 1.000 euro per redditi fino a 32.000 euro.
Per redditi superiori ai 32.000 euro, i lavoratori continuano a ricevere un bonus, ma il suo valore diminuisce gradualmente e si annulla completamente al raggiungimento di un reddito di 40.000 euro.
Attesi interventi correttivi
Dunque, per superare il problema, saranno presentati degli interventi correttivi.
Tuttavia, prima di procedere, il Governo ha annunciato la necessità di analizzare accuratamente gli effetti delle misure correttive. Come ha spiegato la sottosegretaria Albano, la situazione coinvolge “un numero molto limitato di persone e un gruppo che normalmente varia annualmente a causa di fattori legati alle dinamiche di reddito e al mercato del lavoro (nuovi ingressi, variazioni salariali, più o meno ore di straordinario, più o meno ore lavorate)”. I soggetti che appartengono a questa fascia di reddito non possono essere classificati in una categoria specifica di contribuenti.
In ogni caso, l’eventuale ampliamento del trattamento integrativo a coloro con un reddito lordo tra 8.500 e 9.000 euro sarà oggetto di un'analisi dettagliata, che considererà anche la circostanza che da tale estensione potrebbero beneficiare non solo i contribuenti che erano in quella fascia nel 2024, ma anche coloro che si troveranno in quella situazione nei prossimi anni.
Tale esame del trattamento integrativo si inserirà in una strategia volta a rafforzare il sostegno ai lavoratori con i redditi più bassi, piuttosto che a compensare gli effetti di misure temporanee.
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