Contributi omessi, i CdL chiedono sanzioni più leggere

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Contributi omessi, i CdL chiedono sanzioni più leggere

Sanzioni più leggere in caso di mancato versamento delle ritenute previdenziali (inferiori a 10.000 euro). È questa la proposta elaborata dal CNO dei Consulenti del Lavoro e oggetto di una lettera inviata nei giorni scorsi dalla presidente, Marina Calderone, al ministro del Lavoro, Andrea Orlando. In pratica, i CdL intendono applicare una sanzione amministrativa pari a tre volte le somme dovute se queste sono comprese tra 1.000 e 5.000 euro.

L’azione dei CdL nasce a fronte del fatto che l’INPS, dallo scorso mese di dicembre, sta inviando migliaia di ordinanze ingiunzione in applicazione dell’articolo 3, comma 6, del D.Lgs. n. 8/2016. Quest’ultimo ha depenalizzato diverse ipotesi di reato in materia di lavoro e previdenza, trasformandole in illeciti amministrativi. In particolare, per omissioni fino 10.000 euro all’anno, scatta una sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000 a 50.000 euro.

Contributi omessi, notifica dell’accertamento della violazione

Con la circolare 121/2016, l’INPS ha previsto che, in caso di mancato versamento scatti la notifica dell’accertamento della violazione, a fronte della quale il datore di lavoro ha tre mesi per versare le ritenute omesse. Se non si paga, entro i successivi 60 giorni, si può versare la sanzione amministrativa ridotta che è pari a un terzo del massimo o, se più favorevole, al doppio del minimo. Nel caso dell’Inps, la sanzione minima è 16.666 euro.

Contributi omessi, proposta emendativa dei CdL

Negli ultimi mesi sono state notificate ordinanze ingiunzioni di importo pari almeno a 17.000 euro a fronte di mancati versamenti anche di poche centinaia di euro. La sanzione è applicata a tutti gli omessi versamenti, senza alcuna proporzionalità. Una situazione che, secondo i CdL, mette a repentaglio la prosecuzione dell’attività aziendale in tante imprese italiane già segnate dalle difficoltà dovute alla crisi economica causata dal Covid prima e dalla guerra poi.

Da qui la proposta di “graduare la sanzione” per evitare il paradosso che per 20 euro di ritenute non versate si debba pagare una multa di 17mila euro. In realtà, prima di vedersi comminare la sanzione, il datore di lavoro è ammesso a una sorte di ravvedimento: evitare la sanzione versando l'omesso entro tre mesi dalla contestazione della violazione. La proposta dei consulenti mira a introdurre una fascia “di garanzia”: “se l'importo omesso non è superiore a 5.000 euro, la sanzione amministrativa pecuniaria non può essere superiore al triplo dell'importo omesso”.

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