Commercialisti: per l’antiriciclaggio servono regole comuni in tutta la Ue
Autore: Roberta Moscioni
Pubblicato il 18 maggio 2013
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In vista dell’adozione della IV direttiva antiriciclaggio da parte della Commissione europea, attualmente in corso di definizione a Bruxelles, i commercialisti degli ordini di Roma, Milano, Torino, Firenze e Bologna si sono riuniti a Roma, in un convegno di studi insieme ad esponenti istituzionali, per avanzare indicazioni circa un aggiornamento della citata normativa e auspicare così un antiriciclaggio uniforme in tutta l’Unione europea.
La Direttiva 2005/60/Ce, almeno per ciò che appare dalla traduzione italiana ad opera del Dlgs 231/2007, ha evidenziato alcuni problemi di funzionamento, che hanno creato qualche legittima perplessità soprattutto nella categoria dei dottori commercialisti.
Pur condividendo la stessa finalità - la guerra al riciclaggio di denaro sporco e il conseguente reato presupposto di evasione fiscale - è apparso evidente, negli ultimi tempi, come le scelte legislative e quelle interpretative delle varie circolari applicative abbiano messo in evidenza un distanza sempre più grande tra ciò che è richiesto ai professionisti italiani rispetto ai colleghi europei.
Il non corretto recepimento della direttiva antiriciclaggio, oltre che creare incertezze quotidiane sull’applicazione delle norme in essa contenute, ha provocato dei veri e propri squilibri per i commercialisti italiani, gravati da oneri complessi e adempimenti formali articolati, sottoponendoli anche a pesanti sanzioni amministrative e penali in caso di inosservanza.
Di qui, la presentazione di proposte che mirano ad ottenere una definizione univoca di reato fiscale a livello comunitario nonché del concetto di titolare effettivo e della sua identificazione, di eliminazione dell’obbligo di registrazione per i professionisti e di applicazione del principio di proporzionalità, al fine di assicurare ai tecnici italiani che gli adempimenti richiesti in materia di antiriciclaggio siano il più chiari e semplici possibili, collegati alla specifica attività professionale svolta oltre che compatibili e adeguati alle dimensioni degli studi.
Una richiesta avanzata a gran voce è stata quella di rivedere l’obbligo di registrazione delle operazioni sospette, trattandosi di una peculiarità tutta italiana, che forse a causa di una traduzione troppo zelante dall’inglese è sfociata in una vera e propria anomalia, soprattutto se si considera che con l’anagrafe fiscale dei conti correnti è possibile già rintracciare i dati. Si auspica, così, un'unificazione della procedura.
Fondamentale, infatti, secondo le richieste dei cinque grandi Ordini, è l’introduzione della collaborazione e dello scambio di informazioni fra tutti i soggetti coinvolti nella lotta al riciclaggio di denaro, utilizzando i dati dei grandi intermediari per evitare duplicazioni per i professionisti soprattutto se appartenenti a studi più piccoli e periferici.
- Il Sole 24 Ore - Norme e Tributi, p. 26 - Restyling per le segnalazioni - Galimberti
- ItaliaOggi, p. 28 – Commercialisti: antiriciclaggio uniforme - Pascucci
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