Cndcec. Richiesto l’esonero dagli obblighi antiriciclaggio nelle operazioni di rimpatrio
Autore: Roberta Moscioni
Pubblicato il 16 gennaio 2015
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Non si è fatta attendere la risposta dei dottori commercialisti alla nota del 9 gennaio 2015 della Direzione V del Dipartimento del Tesoro (Mef), che precisava che i professionisti che prestano assistenza fiscale ai loro clienti nelle operazioni di rimpatrio dei capitali illecitamente detenuti all’estero sono soggetti a tutti gli obblighi antiriciclaggio, compreso quello di segnalazione delle operazioni sospette.
La notizia ha allarmato non poco i professionisti, soprattutto i dottori commercialisti, che svolgono un ruolo di primo piano nelle procedure di rimpatrio dei propri clienti.
Così – dopo un incontro avuto con il Consigliere del Ministro, Vieri Ceriani - il presidente della categoria, Gerardo Longobardo, non ha esitato a scrivere una lettera ufficiale al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi.
Voluntary disclosure troppo rischiosa
La richiesta è stata quella di “un intervento normativo che esoneri i professionisti dagli obblighi di segnalazione ai fini dell’antiriciclaggio per l’attività di consulenza nei confronti dei contribuenti interessati alla voluntary disclosure”.Secondo il presidente Longobardi “la posizione espressa dal Mef pone la nostra professione nella oggettiva impossibilità di esercitare la propria attività di assistenza e consulenza finalizzata all'adesione alla procedura di collaborazione volontaria da parte dei contribuenti”.
Dunque, l’auspicio è che, o per via legislativa o quantomeno amministrativa, arrivi l’esonero per i professionisti almeno dagli obblighi di segnalazione. Se così non fosse, ribadisce Longobardi, i dottori commercialisti si troverebbero costretti a consigliare i loro clienti di rinunciare alla loro attività di assistenza per le operazioni di voluntary disclosure, dal momento che così com’è ora formulata appare per i commercialisti davvero “troppo rischiosa”.
A tal proposito, infatti, è da ricordare che il commercialista rischia in caso di mancata segnalazione di essere punito con una sanzione che va dall'1 al 40% del capitale, senza potersi assicurare contro tale tipologia di rischio professionale. Inoltre, c’è anche da considerare il fatto, che per mettersi al riparo da questa evenienza, si potrebbe incorrere nel pericolo opposto, ossia di cadere in un eccesso di produzione di segnalazioni di operazioni sospette.
Per tali ragioni, i commercialisti chiedono un esonero totale, ossia svincolato dalla decisone finale del loro cliente di aderire o meno alla voluntary, anche se non è ancora chiaro se la nota del Mef imponga l’obbligo solo in caso di conclusione positiva della procedura, oppure anche nel caso in cui il cliente decida di non aderire a seguito di una consulenza preliminare con il proprio commercialista.
- eDotto.com – Edicola 15 gennaio 2015 - Voluntary disclosure, ancora un freno alla convenienza – G.Lupoi
- cndcec.it - Norme antiriciclaggio da cambiare
- ItaliaOggi, p. 24 - Rimpatri senza commercialisti - Bartelli
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