CIG, domande differite al 31 ottobre dal “Decreto Ristori”
Pubblicato il 30 ottobre 2020
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Ampliato il termine di presentazione della cassa integrazione e della presentazione degli SR41 la cui scadenza originaria si collocava a settembre. Ciò alla luce dell’art. 12 del “Decreto Ristori” (D.L. n. 137/2020) che disciplina una proroga dell’attuale sistema di ammortizzatori sociali introdotti per l’epidemia. La novità legislativa, in particolare, prevede la concessione di un ulteriore periodo di 6 settimane di CIGO, CIGD e ASO che si potranno collocare dal 16 novembre al 31 gennaio 2021.
CIG “Decreto Ristori”, chi è escluso?
Il decreto legge prevede che non potrà usufruire del nuovo pacchetto chi non ha avuto l’autorizzazione per la seconda tranche di 9 settimane previste dal “Decreto Agosto” (D.L. n. 104/2020”) e deve essere trascorso anche il relativo periodo autorizzato; vale a dire quelle per le quali potrebbe sussistere l’obbligo di versare il contributo addizionale.
Si specifica, al riguardo, che il meccanismo di determinazione del contributo addizionale è lo stesso già previsto dal D.L. n. 104/2020.
CIG “Decreto Ristori”, invio domande
Per accedere al nuovo pacchetto di aiuti le domande andranno trasmesse all’INPS entro la fine del mese successivo a quello in cui ha avuto inizio il periodo di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. Inoltre, in sede di prima applicazione il termine decadenziale è fissato entro la fine del mese successivo a quello di entrata in vigore del “Decreto Ristori”.
CIG “Decreto Ristori”, il parere di Confindustria
In un comunicato stampa del 29 ottobre 2020, Confindustria ha espresso la sua posizione in materia di mercato del lavoro e, in particolare, sulla cassa integrazione prevista dal “Decreto Ristori”.
Sul punto, Confindustria ha specificato che cassa COVID non deve avere costi aggiuntivi che pesano sui conti delle aziende. “Prima si aprirà un confronto su nuovi ammortizzatori sociali e politiche attive in un’ottica di rilancio complessivo del paese, prima e meglio usciremo dalle misure di emergenza”, ha insistito Confindustria nel testo.
Secondo Confindustria, inoltre, non è accettabile che, oltre al versamento dei contributi previsti per la CIG ordinaria, si chiedono anche contributi aggiuntivi per la cassa COVID. Se andrà avanti il blocco dei licenziamenti nell'emergenza, la cassa COVID non deve avere costi in più.
L’idea centrale della riforma che Confindustria ha presentato al governo a luglio è di legare lo strumento di integrazione al reddito a percorsi di formazione e riqualificazione dei lavoratori, anche per favorire in modo più rapido i passaggi occupazionali. L’obiettivo è uscire dalla logica del mero sussidio economico assicurando a chi perde il lavoro un sostegno attivo alla rioccupazione, condizionato alla collaborazione del disoccupato nelle attività propedeutiche al reimpiego.
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