Il manager si difende in 5 giorni

Il licenziamento del dirigente d’azienda deve essere considerato di natura disciplinare se il datore di lavoro gli addebita un comportamento negligente oppure, in senso lato, colpevole. In tal caso, al licenziamento disciplinare del dirigente si applicano le garanzie procedimentali dell’articolo 7 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/70). Finora aveva però riconosciuto l’applicazione delle suddette garanzie solo al dirigente in posizione medio-bassa e non pure al dirigente apicale, cioè a colui che è collocato al vertice dell’organizzazione aziendale. Solo di recente di Cassazione (sentenza n. 4614/2006) ha ritenuto applicabili le stesse garanzie a prescindere dalla specifica posizione. A questo punto però si deve precisare che:

- la contestazione deve avvenire per iscritto, deve essere tempestiva e specifica oltre che immutabile nei fatti addebitati;

- il dirigente, ricevuta la contestazione, ha l’onere di presentare entro 5 giorni le proprie difese e giustificazioni (scritte e/o orali);

- in attesa della procedura di contestazione disciplinare, il datore di lavoro può sospendere cautelarmente il dirigente;

- se il licenziamento rappresenta di per sè un atto ingiurioso, il dirigente ha diritto al risarcimento del danno, purchè lo stesso dimostri di aver subito conseguenze pregiudizievoli, lesive sul piano sociale e morale.

In caso di risarcimento del danno si possono distinguere due diverse forme: quella relativa alla lesione dell’onore e del decoro; quella, economicamente più rilevante, relativa alla lesione della reputazione e consistente nella conoscenza che i terzi abbiano avuto dei motivi di licenziamento.

L’impugnazione del licenziamento da parte del dirigente può avvenire mediante ricorso al collegio arbitrale previsto dalla contrattazione collettiva, oppure, in alternativa, in via giudiziaria. Il ricorso al collegio arbitrale è soggetto al termine di decadenza di 30 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione scritta di licenziamento.