Convention Cassa forense: confronto con altre Casse, Guardasigilli per l'equo compenso
Pubblicato il 12 giugno 2017
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La seconda giornata di lavoro
I lavori della Convention di due giorni della Cassa Forense si sono conclusi, il 10 giugno 2017, con l’invito che il presidente, Nunzio Luciano, ha rivolto ai presidenti delle Casse aderenti all'AdEPP, a dialogare e a confrontarsi per realizzare insieme progetti comuni di crescita.
Incontro con altre Casse
La seconda giornata di lavoro è stata, infatti, caratterizzata da un confronto tra la Cassa Forense e le altre Casse di previdenza e assistenza dei professionisti italiani, confronto a cui hanno partecipato Walter Anedda, Presidente della Cassa Commercialista, Mario Mistretta, Presidente Cassa Notariato, Giuseppe Santoro, presidente InarCassa e Diego Buono, Presidente della Cassa Geometri, Tiziana Stallone Presidente della Cassa Biologi, Gianni Mancuso, Presidente della Cassa Veterinari, Stefano Poeta, della Cassa Pluricategoriali e Felice Damiano Torricelli, Presidente della Cassa Psicologi.
Sottolineata, da Luciano, la necessità di realizzare interventi utili alla crescita del sistema Paese, partendo – ha ipotizzato – con la condivisione, insieme agli altri enti, di un progetto unitario in tema di prestiti agli iscritti, con il quale verrebbe dato all’esterno “un segnale importante che rende evidente come le Casse possano e debbano mettersi insieme. Il mondo politico ha tutto l’interesse a vederci divisi e noi possiamo rispondere con azioni concrete di segno opposto”.
L’auspicio del presidente di Cassa Forense è che i professionisti diventino “protagonisti nel diffondere insieme la filosofia dell'ottimismo”. "Conoscere meglio noi” – conclude - “ascoltando i nostri iscritti, e conoscere meglio gli altri, dialogando e confrontandosi, per realizzare un progetto comune”.
Guardasigilli: equo compenso come priorità
Altro momento che ha contrassegnato la Convention è stato quello che ha visto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, protagonista di un’intervista incentrata, tra le altre tematiche, su quella dell’equo compenso.
Il tema è stato definito dal Guardasigilli come una priorità per il proprio ministero, utile anche “per ripristinare le condizioni di un mercato efficiente, un modo attraverso il quale si può determinare un incontro tra la domanda e l'offerta che sia razionale".
Per Orlando, l'equo compenso costituisce "una proposta di civiltà, non solo per gli avvocati, ma anche i loro clienti". La tematica - ha continuato - “tocca tutta la società, in particolare, il ceto medio nei confronti del quale dobbiamo dare una risposta per evitare fratture di carattere sociale che potrebbero diventare pericolose anche per la tenuta della democrazia".
Il ministro ha, poi, parlato degli interventi in materia di giustizia già realizzati, in corso di realizzazione e, infine, che, probabilmente, non troveranno compimento nel corso dell’attuale legislatura.
A seguire, è stato affrontato il discorso relativo al rapporto tra politica e Casse di previdenza, nell’ambito del quale il Guardasigilli ha auspicato una maggiore collaborazione, per i prossimi anni.
Rapporto Censis sull'Avvocatura
Nel corso della seconda giornata di lavoro sono stati anche illustrati i risultati del secondo rapporto CENSIS sull’Avvocatura italiana.
Sulla base di questi ultimi, Giorgio De Rita, Segretario Generale, e Andrea Toma, Direttore Generale del Censis, hanno desunto che, quella dell’avvocato, è una “professione ancora prestigiosa, ma ferita dalla crisi”.
I legali, nella classifica delle professioni che gli italiani ritengono più prestigiose, si collocano a circa metà (16%), ed agli stessi, viene attribuito un ruolo attivo nella diffusione della legalità (27,4%), nel miglioramento della macchina amministrativa pubblica (22,1%), nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro (20,3%) e nella tutela dei segmenti deboli della società (20,1%).
Dato da evidenziare è quello secondo cui, per il 71,6% dei cittadini, il sistema giudiziario italiano non è in grado di garantire pienamente la tutela dei diritti fondamentali e proprio per questo, nel corso degli ultimi due anni, il 30,7% degli italiani ha deciso di non avviare un’azione legale a propria tutela.
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