Commercialisti contro associazioni

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La direttiva 36/2005/Ce ha previsto che gli Stati o le “associazioni o organismi professionali a livello nazionale ed europeo” possano proporre alla Commissione Ue la costituzione di “piattaforme comuni”, che colmino le differenze di regolamentazione nei diversi ordinamenti. Ma l’articolo 3, paragrafo 2 della direttiva qualifiche - recepita in Italia dal decreto legislativo 206/2007, cui ha fatto seguito l’emanazione del decreto interministeriale Giustizia-Politiche, di attuazione del dlgs - chiarisce che il riferimento è alle sole “associazioni dei Paesi anglosassoni indicate nell’allegato 1 della direttiva”. Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili ha formalizzato il ricorso alle vie legali, sulla base del documento consegnato il 6 marzo al ministero della Giustizia: i commercialisti ritengono che la “trasposizione” in decreto che estende il raggio a “associazioni rappresentative a livello nazionale” anche ai servizi non intellettuali e alle professioni non regolamentate per cui non esistono Ordini e Collegi configura un palese “eccesso di delega”. Anche per il motivo che, spiega il presidente Siciliotti, “non può prescindere da un percorso di modifica dell’articolo 33 della Costituzione secondo cui “è prescritto un esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale”.
Allegati Anche in
  • ItaliaOggi, p. 42 – Un muro contro il riconoscimento – Ventura

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