Cndcec. Manifesto agli Stati generali
Pubblicato il 10 maggio 2019
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Il presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Massimo Miani, presentando il Manifesto della categoria, durante gli Stati Generali della professione a Roma (Convention Center – La Nuvola), rivendica lo 0,8% del Pil per il tramite dell’attività di consulenza e assistenza fiscale prestata dai commercialisti.
Numeri alla mano, con il Manifesto “ chiediamo alla politica - dichiara Miani - di prestare la dovuta attenzione al lavoro che i commercialisti svolgono quotidianamente nei confronti dei cittadini, delle imprese, delle Istituzioni e dell’intera comunità, a sostegno e a supporto dell’economia italiana e del sistema produttivo del Paese”.
“I consulenti del lavoro devono occuparsi di lavoro e non di crisi d’impresa, e i notai faranno i notai”
E la politica risponde. Massimo Bitonci, Sottosegretario al Mef, intervenuto agli Stati generali, sulla questione relativa all’affidamento ai commercialisti di cessioni e affitti d’azienda promette: “la porteranno a casa”.
Sulle esclusive dichiara: “Quando ci si rende conto che si può arrivare a svolgere questa professione solo con una mera iscrizione alla Camera di commercio, bisogna iniziare a dire di no, senza voler per forza accontentare tutti… i consulenti del lavoro devono occuparsi di lavoro e non di crisi d’impresa, e i notai faranno i notai. E se anche perdono qualcosa non moriranno di fame”.
Dà una stoccata alla categoria il sottosegretario agli Affari regionali e alle Autonomia, Stefano Buffagni: “La professione dovrebbe imparare ad essere più unita, altri fanno lobby seriamente mentre i commercialisti si presentano disgregati”.
Un esempio di disunione è rappresentato dal fatto che il manifesto inizialmente doveva essere sottoscritto da ordini, Casse di categoria e associazioni, ma è stato presentato come documento del Consiglio nazionale perché la confederazione Adc e Anc non era d’accordo sulle specializzazioni. Specializzazioni che per Adc e Anc “devono diventare una risorsa per la categoria e non una divisione dell’Albo e nel manifesto questo aspetto non emerge”.
Il Manifesto dei commercialisti
Quattro sono le aree tematiche sulle quali i commercialisti chiedono una serie di azioni sinergiche per tutelare e sviluppare la professione:
- la valorizzazione delle competenze;
- il riconoscimento del ruolo svolto;
- il sostegno ai processi di aggregazione professionale;
- l’intervento sistematico di semplificazione normativa.
Valorizzare le competenze con il riconoscimento legale delle specializzazioni. Questo il da farsi secondo il Manifesto. E si chiede di demandare al sistema ordinistico, anche in concerto tra Ordini professionali diversi, la gestione tecnica degli Elenchi e dei Registri esistenti e di quelli che eventualmente dovessero essere istituiti, con la supervisione e il controllo del Ministero vigilante competente per materia.
Il commercialista dovrebbe, poi, essere riconosciuto “incaricato di pubblico servizio” per le attività che, in ambito fiscale, amministrativo e contabile, si risolvono nella predisposizione e presentazione di atti, dichiarazioni, attestazioni e certificazioni la cui esibizione o il cui deposito presso pubbliche amministrazioni è espressamente richiesto dalla legge.
L’annosa questione dell’equo compenso dovrebbe la sua naturale conclusione: una maggiore concretizzazione, in primis per quelle funzioni che il professionista viene chiamato a svolgere in forza di uno specifico obbligo di legge, come nel caso delle funzioni svolte in qualità di sindaco (la cui nomina è obbligatoria per legge) o in occasione del rilascio del visto di conformità sulle dichiarazioni tributarie.
Per favorire l’aggregazione, si chiede di applicare i regimi di favore fiscale al 15% e 20% anche a coloro che esercitano l’attività professionale nell’ambito di associazioni professionali e società tra professionisti, offrendo un incentivo fiscale non solo ai piccoli lavoratori autonomi, ma anche ai processi di aggregazione professionale.
Sul punto, si evidenziano gli ostacoli attualmente esistenti all’utilizzo dello strumento delle Stp (Società tra professionisti). Problemi superabili introducendo un regime fiscale opzionale di determinazione del reddito per cassa anche per quelle costituite sotto forma di società di capitali, nonché un regime di neutralità fiscale per le operazioni di apporto/conferimento dello studio individuale o associato nelle società tra professionisti.
Infine il tema della semplificazione, soprattutto quella fiscale. Le esigenze di semplificazione sono ormai avvertite come prioritarie e non più differibili: “il proliferare delle scadenze fiscali ha raggiunto, ormai, livelli parossistici”.
- eDotto.com - Edicola del 12 aprile 2019 - Ddl semplificazioni fiscali. Ok in Commissione senza cessioni a commercialisti e avvocati - G. Lupoi
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