Nuovi obblighi per il Codice Identificativo Nazionale (CIN) inseriti nella legge di bilancio del 2025. Il codice è richiesto per le locazioni di breve durata e quelle turistiche.
Novità anche per la web tax.
L'articolo 9 del Ddl di bilancio 2005, oltre al collegamento tra pos e corrispettivi obbligatori, specifica che il CIN dovrà essere incluso nelle dichiarazioni fiscali e nella certificazione unica (CU) per aumentare il controllo delle operazioni immobiliari e combattere la frode fiscale.
Il codice viene rilasciato dal Ministero del Turismo per le proprietà usate per affitti turistici o brevi, così come per le strutture alberghiere e extra-alberghiere.
La regolamentazione impone anche che questo codice sia presente nelle comunicazioni mandate da agenti immobiliari e operatori di piattaforme online, come stabilito dal decreto-legge n. 50 del 2017. In aggiunta, le verifiche condotte dai comuni sulle strutture turistiche saranno comunicate all'Agenzia delle Entrate, intensificando così le misure di monitoraggio e analisi del rischio realizzate in collaborazione con la Guardia di Finanza.
Questa strategia di identificazione e notifica centralizzata è progettata per migliorare la trasparenza fiscale e la regolazione nel settore immobiliare turistico, agevolando le operazioni di ispezione e controllo da parte delle autorità fiscali italiane.
Con provvedimenti del direttore dell’Agenzia delle Entrate saranno fornite indicazioni per l’inserimento del CIN nella modulistica fiscale.
L'Imposta sui Servizi Digitali, conosciuta anche come web tax italiana o Digital Service Tax, è stata istituita per colmare una lacuna fiscale sfruttata dalle grandi aziende tecnologiche internazionali, note come Big Tech. Queste aziende, spesso criticate per la loro capacità di evitare di pagare tasse adeguate nei mercati in cui effettivamente realizzano i loro profitti, hanno spinto l'Italia a introdurre una tassa che lega il pagamento delle imposte ai ricavi generati localmente, piuttosto che agli utili.
La web tax impone una tassa del 3% sui ricavi derivanti dalla vendita di servizi digitali in Italia, applicabile alle aziende che superano i 750 milioni di euro di ricavi globali, con almeno 5,5 milioni generati in Italia.
Questo sistema è inteso per colpire principalmente le grandi multinazionali, consentendo all'Italia di incassare le tasse in modo più equo dai profitti locali e minimizzare le disuguaglianze di mercato.
Tuttavia, è stata inserita un a norma nella bozza di Legge di bilancio 2025 che potrebbe ribaltare completamente questa impostazione, estendendo l'imposizione anche alle piccole imprese. Ciò minaccia di complicare ulteriormente la situazione per le piccole imprese, rendendo più ardua la loro capacità di competere in un settore già controllato dai colossi del digitale.
Infatti, il primo comma dell'articolo 4 della bozza della Legge di bilancio 2025, modificando il comma 36, dell'articolo 1, della Legge 145/2018, abolisce il criterio del limite di fatturato per l'assoggettamento alla web tax. Questa revisione rende obbligatorio il pagamento di un'imposta del 3% sui ricavi ottenuti dalla vendita di servizi digitali su internet per tutte le aziende, grandi e piccole, operanti in Italia, con effetto da gennaio 2026.
Tale estensione significa che anche le piccole imprese e le startup, che magari non stanno ancora generando profitto, saranno tenute a versare l'imposta sui loro ricavi italiani.
Questo cambiamento rappresenta una trasformazione significativa delle condizioni fiscali per le aziende nel settore digitale, spostando la tassazione in modo più ampio rispetto agli intenti originali della web tax.
La revisione dell’imposta sui servizi digitali potrebbe paradossalmente avvantaggiare proprio quelle grandi aziende digitali che hanno le risorse per ammortizzare il carico fiscale attraverso complesse strategie di pianificazione fiscale.
Per le piccole imprese e le startup, specialmente quelle che si concentrano sul mercato italiano e sono ancora in fasi precoci di sviluppo, questa imposta sui ricavi potrebbe rappresentare un onere considerevole, aggravando la loro già delicata situazione economica.
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