Affitti brevi, necessario verificare l’identità degli ospiti

Pubblicato il 03 dicembre 2024

Negli ultimi anni, l'espansione delle piattaforme di affitti brevi come Airbnb, Booking.com e simili ha generato nuove dinamiche nel mercato immobiliare e turistico, portando a una crescente domanda di regolamentazione per evitare rischi legati alla sicurezza pubblica e alla legalità delle transazioni.

Le locazioni brevi, infatti, pur rappresentando un'opportunità per i proprietari di generare reddito e per i turisti di vivere esperienze più autentiche, hanno sollevato preoccupazioni per quanto riguarda la sicurezza degli ospiti, il controllo dei flussi turistici e il mancato rispetto degli obblighi fiscali.

Il Ministero dell'Interno, in risposta al crescente fenomeno degli affitti brevi non regolamentati e alle problematiche di sicurezza connesse, ha emesso la circolare n. 557/St/221.3.1.0 del 18 novembre 2024, firmata dal Capo della Polizia, Vittorio Pisani, e indirizzata a tutte le Prefetture. La circolare esamina la compatibilità della check-in remoto, che elude la verifica diretta dell'identità degli ospiti al momento dell'accesso alla struttura, con i requisiti stabiliti dall'art. 109 del TULPS.

Questo intervento arriva in un contesto caratterizzato da eventi che richiedono livelli di allerta elevati, in cui la sicurezza pubblica e il controllo degli accessi alle strutture ricettive sono considerati prioritari.

Interno: verifica fisica degli ospiti e divieto di check-in da remoto

La circolare ministeriale chiarisce in modo netto la necessità di verifica fisica degli ospiti al momento del check-in, rigettando la prassi dell'"identificazione da remoto", che prevede l'invio digitale dei documenti d'identità.

La risposta della circolare è inequivocabile: il check-in remoto non soddisfa le esigenze minime di sicurezza previste dalla legge, poiché non consente di escludere che, dopo l'invio dei documenti, la struttura possa essere occupata da persone le cui generalità rimangono sconosciute alle forze dell'ordine.

Questo rischio di anonimato è incompatibile con l'obbligo previsto dall'art. 109 del TULPS, che impone ai gestori delle strutture ricettive di comunicare tempestivamente le generalità degli ospiti alle autorità di polizia, affinché possano essere tracciati in caso di necessità.

La Corte Costituzionale ha già sottolineato che questo obbligo di registrazione è legato a specifiche esigenze di sicurezza pubblica, poiché consente alle forze dell'ordine di ottenere in tempi rapidi le informazioni sugli ospiti, garantendo così la sicurezza e l'ordine pubblico.

In conclusione, è obbligatoria la verifica de visu della corrispondenza tra le persone alloggiate e i documenti forniti al momento del check-in. Inoltre, è necessario comunicare le generalità degli ospiti entro 24 ore alle autorità competenti, come richiesto dalla legge.

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