Con delibera consiliare del 15 giugno 2017, il Consiglio superiore della magistratura ha approvato il parere sul testo governativo di riforma della magistratura onoraria che, si ricorda, è stato varato dal Consiglio dei ministri, nella seduta del 5 maggio 2017, ed è attualmente in attesa anche dei prescritti pareri delle Commissioni parlamentari.
Nell’elaborato, il Csm ha messo in rilievo gli aspetti positivi del decreto e le criticità rilevate, mentre, nella parte finale, ha individuato alcune proposte di modifica migliorative.
Le modifiche auspicate concernono, in particolare, i profili della competenze del giudice di pace, dell’impegno professionale esigibile dalla magistratura onoraria, delle indennità spettanti ai magistrati onorari, la partecipazione dei magistrati onorari all’interno dell’ufficio del processo, la disciplina transitoria e la materia disciplinare.
In primo luogo, il Csm propone di valutare di esercitare in tutto o in parte la delega in materia di competenze del giudice di pace, ovvero di intervenire con autonoma norma primaria per modificarne il contenuto, eliminando o riducendo significativamente l’aumento di competenze ivi previsto per quel che riguarda il settore civile.
In ogni caso, a parere del Consiglio, dovrebbe essere comunque lasciata al giudice professionale tutta la materia dei diritti reali e della comunione, salve le cause in materia di stillicidio e di acque, di occupazione e di invenzione, di specificazione, unione e commistione e di enfiteusi.
A seguire, viene proposta la modifica della previsione relativa all’impegno professionale della magistratura onoraria, prevedendo che a ciascun magistrato onorario non possa essere richiesto un complessivo impegno lavorativo superiore a tre giorni di lavoro a settimana, comprensivo della partecipazione a non più di due udienze a settimana, al posto della prospettiva contenuta nello schema che prevede un impegno non superiore ai due giorni settimanali.
Per quel che concerne l’aspetto delle indennità spettanti ai giudici onorari, viene auspicato che il relativo importo venga ancorato a parametri obiettivi che consentano l’individuazione della base di calcolo.
L’importo, corrispondente all’impegno lavorativo, dovrà – si legge nel parere - essere ulteriormente elevato in misura pari ai 2/3 dei complessivi contributi previdenziali ed assistenziali previsti per legge e dovuti rispetto all’indennità percepita.
In ogni caso, dovrà essere assicurato il rispetto dei principi costituzionali di indipendenza, anche economica, sanciti nella sentenza n. 223/2012 della Corte costituzionale.
Proposto, altresì, che gli “obiettivi da raggiungere nell’anno solare” si riferiscano, oltre alla produttività, anche ad indicatori come la puntualità nel deposito dei provvedimenti, le modalità di gestione dell’udienza, i rapporti con i colleghi, i magistrati ordinari, il foro ed il personale amministrativo, la partecipazione alle attività di formazione, l’entità percentuale proposte contro i provvedimenti da loro emesse ed il relativo esito, il rispetto delle direttive fornite dal magistrato professionale.
Relativamente alla partecipazione dei magistrati onorari all’interno dell’ufficio per il processo, viene proposto di valutare se esercitare, in tutto o in parte, la relativa delega oppure di intervenire con autonoma norma che renda meno stringenti i requisiti per la destinazione dei giudici onorari di pace nei collegi civili e penali, e meno rigorosi anche i relativi criteri di assegnazione.
Rispetto alla disciplina transitoria, il Csm auspica che, per il secondo quadriennio successivo all’entrata in vigore della legge delegata, per i giudici di pace e onorari già in servizio, il complessivo impegno lavorativo possa essere elevato, su domanda del singolo magistrato onorario, a quattro giorni di lavoro a settimana, comprensivi della partecipazione a non più di tre udienze a settimana.
Per finire, secondo l’Organo di autogoverno della magistratura, in materia disciplinare, dovrebbe essere interamente riscritto il relativo articolo contenuto nello schema di riforma.
Indicate, in conclusione, delle ulteriori proposte di modifica concernenti varie materie.
Nel frattempo, si segnala che con lettera del 12 giugno 2017, inviata al Guardasigilli, Andrea Orlando, al Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nonché alla Commissione per gli scioperi, i giudici di pace di Unagipa hanno intimato il ritiro del testo di riforma, in considerazione dei più volte riscontrati vizi di diritto costituzionale e di diritto comunitario, e di provvedere, per contro, alla stabilizzazione di tutti i giudici di pace in servizio.
Nel medesimo contesto, Unagipa ha chiesto di poter esperire un tentativo di conciliazione con le autorità destinatarie della missiva, facendo presente che in caso di mancata convocazione, verrà proclamato, per luglio, un ennesimo sciopero della durata massima consentita dalla legge.
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