Riforma fiscale: proposte del CNDCEC per semplificare scadenze, compliance e crisi d’impresa

Pubblicato il 05 febbraio 2025

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha inviato al Ministero dell’Economia e delle Finanze un documento di 40 pagine, contenente una serie di proposte correttive e integrative alla riforma fiscale in fase di attuazione. L’iniziativa risponde alla necessità di migliorare e rendere più efficienti le disposizioni contenute nei 14 decreti legislativi già emanati in attuazione della Legge n. 111/2023, intervenendo sulle criticità riscontrate dagli operatori del settore.

Le richieste avanzate dai commercialisti si concentrano su quattro aree chiave:

L’obiettivo è semplificare il sistema tributario, migliorando l’equilibrio tra Fisco e contribuenti e rendendo più efficiente la gestione degli adempimenti. Ora si attende il confronto con il Governo per valutare quali proposte potranno essere accolte nella revisione della riforma fiscale.

Modifica delle scadenze fiscali e degli adempimenti tributari

Uno dei punti centrali delle proposte avanzate dal CNDCEC riguarda la razionalizzazione del calendario fiscale, al fine di rendere più gestibili gli adempimenti tributari per professionisti e imprese. Tra le modifiche più rilevanti vi è la richiesta di spostare al 31 ottobre il termine per l’adesione al Concordato Preventivo Biennale (CPB), attualmente fissato al 31 luglio a partire dal 2025. L’obiettivo è evitare la sovrapposizione con i versamenti delle imposte sui redditi e dell’IRAP, concentrati nei mesi di giugno e luglio, e permettere ai contribuenti di effettuare una valutazione più approfondita sulla convenienza dell’adesione. Inoltre, si propone di rivedere le cause di decadenza dal CPB, introducendo una soglia fissa di 25.000 euro, che impedirebbe l’esclusione automatica in caso di accertamenti superiori al 30% dei ricavi dichiarati.

Un'altra modifica significativa riguarda la scadenza dei versamenti delle imposte e dei contributi, proponendo di unificare il termine al 16 settembre per tutte le imposte, i contributi INPS e le somme dovute allo Stato, alle Regioni e agli enti previdenziali. Questo intervento eviterebbe il problema dei pagamenti ad agosto, un periodo in cui molti studi professionali e aziende sono chiusi per ferie. In aggiunta, il CNDCEC chiede di estendere a tutto il mese di agosto la proroga degli adempimenti fiscali, oggi limitata ai primi 20 giorni, così da garantire maggiore flessibilità nella gestione delle scadenze.

Nel documento si propone anche di prorogare l’invio telematico delle Certificazioni Uniche (CU) dal 31 marzo al 30 aprile, per concedere più tempo ai professionisti e ridurre il rischio di errori dovuti alla concentrazione di scadenze fiscali nel primo trimestre dell’anno. Altra richiesta riguarda la trasmissione dei dati al Sistema Tessera Sanitaria, proponendo di passare da un invio semestrale a un’unica trasmissione annuale, con l’obiettivo di ridurre il numero degli adempimenti e semplificare la gestione delle comunicazioni fiscali.

Infine, in materia di IVA, il Consiglio propone di modificare il regime dei forfettari, consentendo loro di versare l’IVA relativa agli acquisti in reverse charge su base trimestrale anziché mensile, per ridurre la frequenza degli adempimenti e favorire una maggiore programmazione finanziaria.

Queste proposte mirano a:

Maggiori tutele per contribuenti e professionisti

Tra le principali richieste avanzate dal CNDCEC vi è il potenziamento delle tutele per i contribuenti e i professionisti, attraverso una revisione dello Statuto del Contribuente e un rafforzamento delle regole di autotutela fiscale e contraddittorio. L’obiettivo è garantire maggiore equità nei rapporti tra il Fisco e i cittadini, riducendo il rischio di errori e di imposizioni ingiuste.

Uno degli aspetti più critici è la gestione dell’autotutela fiscale, ossia il potere dell’Agenzia delle Entrate di correggere atti impositivi errati. Attualmente, l’applicazione dell’autotutela non è sempre garantita e dipende spesso dalla discrezionalità dell’amministrazione finanziaria. I commercialisti propongono di limitare l’autotutela ai soli casi espressamente previsti dalla legge, evitando interpretazioni arbitrarie, e di renderla obbligatoria nei seguenti casi:

Inoltre, i commercialisti chiedono tempi certi per l’accesso agli atti e il contraddittorio preventivo, strumenti fondamentali per la tutela dei contribuenti. Attualmente, le richieste di accesso agli atti possono subire ritardi che impediscono una difesa tempestiva. Per questo motivo, si propone di introdurre l’obbligo per l’Amministrazione finanziaria di rispondere entro 15 giorni dalla richiesta del contribuente. Una volta ottenuti i documenti, il contribuente dovrebbe poter beneficiare di una sospensione di 30 giorni dei termini per il contraddittorio, così da avere il tempo necessario per presentare le proprie controdeduzioni.

Queste misure mirano a garantire maggiore trasparenza e garanzie nei rapporti tra Fisco e contribuenti, assicurando che le decisioni impositive siano corrette, motivate e non eccessivamente penalizzanti. Per i professionisti, inoltre, rappresentano una tutela essenziale per poter difendere adeguatamente i propri clienti senza il rischio di scadenze troppo strette o procedimenti opachi.

Incentivi per la compliance volontaria e riduzione delle sanzioni

Il CNDCEC propone una serie di misure per incentivare la compliance volontaria, ovvero la collaborazione spontanea dei contribuenti con l’Amministrazione finanziaria, attraverso la riduzione delle sanzioni e la semplificazione delle procedure di adesione agli accertamenti fiscali. L’idea centrale è quella di favorire una risoluzione più rapida e meno onerosa delle controversie tributarie, limitando i contenziosi e riducendo il carico burocratico per contribuenti e professionisti. Tra le proposte principali vi è l’introduzione dell’acquiescenza “rafforzata”, che consentirebbe al contribuente di beneficiare di una riduzione delle sanzioni fino a un sesto nel caso in cui rinunci all’impugnazione e aderisca tempestivamente all’accertamento.

Inoltre, i commercialisti chiedono una revisione del regime della cooperative compliance, il sistema che permette alle imprese di collaborare preventivamente con il Fisco per ridurre il rischio di accertamenti successivi. In particolare, si propone di ridurre i termini di accertamento di tre anni, eliminando l’obbligo di certificazione tributaria, così da rendere il regime più accessibile e attrattivo per le imprese. Tali interventi mirano a promuovere un rapporto più collaborativo tra Fisco e contribuenti, incentivando la trasparenza e riducendo il rischio di lunghe e costose verifiche fiscali.

Regole più chiare per la crisi d’impresa e le successioni

Un altro punto chiave del documento inviato al MEF riguarda la necessità di regole più chiare e giuste in materia di crisi d’impresa e successioni, per garantire la sostenibilità delle aziende in difficoltà e tutelare i curatori delle eredità giacenti da obblighi fiscali eccessivamente gravosi. Per quanto riguarda le imprese in crisi, il CNDCEC propone di esentare gli imprenditori dall’annotazione delle note di variazione IVA ricevute dai creditori e dal relativo versamento dell’imposta, così da evitare che il pagamento dell’IVA rappresenti un ostacolo al risanamento aziendale. Questa misura consentirebbe alle aziende di concentrarsi sulla ripresa economica, senza l’aggravio di ulteriori oneri fiscali che ne comprometterebbero il futuro.

In materia di successioni, i commercialisti chiedono di escludere i curatori delle eredità giacenti dall’obbligo di pagamento delle imposte fino alla definitiva accettazione dell’eredità. Attualmente, questi soggetti possono trovarsi nella situazione di dover attingere al proprio patrimonio personale per saldare tributi dovuti dal defunto, con il rischio di subire sanzioni in caso di mancato pagamento. La proposta mira quindi a tutelare chi si occupa della gestione dell’eredità, evitando che debba farsi carico di obblighi fiscali senza avere accesso ai beni ereditari. Queste misure sono essenziali per garantire maggiore equilibrio e sostenibilità nella gestione delle situazioni di crisi aziendale e delle successioni, riducendo l’impatto fiscale su chi si trova ad affrontare fasi delicate della propria attività o vita personale.

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