L’Organismo congressuale forense ha espresso la propria contrarietà rispetto all’ipotesi del ritiro dell’emendamento del DL Crescita che consentiva anche ad avvocati e commercialisti di stipulare i contratti di affitto di azienda.
E’ quanto si apprende dalla lettura di un comunicato dell’OCF datato 8 giugno 2019.
Al pari dei commercialisti (secondo cui, peraltro, il passo indietro costituirebbe “un clamoroso errore”), gli avvocati contestano, ritenendole “molto gravi”, le affermazioni contenute nel parere negativo espresso dalla Direzione Nazionale Antimafia, basate sull’assunto che solo il notaio, in quanto pubblico ufficiale, sarebbe in grado di garantire il controllo sulla legalità degli atti.
L’Organismo di rappresentanza politica dell’Avvocatura evidenzia la contraddittorietà insita in dette affermazioni, posto che, da un lato, si continuano a sfiduciare gli avvocati, quando è lo stesso ordinamento a consentire a questi di stipulare accordi di negoziazione assistita, con effetti costitutivi sullo status delle persone ed anche aventi efficacia di titolo esecutivo e per l’iscrizione di ipoteca giudiziale.
Senza contare che anche gli avvocati assumono la qualifica di pubblico ufficiale negli incarichi di curatore o commissario giudiziale e sono tenuti al rispetto della normativa sull’antiriciclaggio e, quindi, “in grado di valutare le operazioni potenzialmente pericolose”.
Dall’altro lato - si conclude nella nota - “si perpetua la difesa ad oltranza degli interessi della categoria dei notai, a discapito della normativa sulla concorrenza e quindi degli interessi dei cittadini”.
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