Il cantiere delle modifiche al testo della Manovra correttiva è in pieno fermento. Maggioranza parlamentare e Governo stanno lavorando a degli aggiustamenti che si preannunciano piuttosto significativi.
Il termine fissato per la presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi parlamentari è quello di giovedì prossimo, mentre iniziano a delinearsi in modo sempre più chiaro alcune ipotesi di ritocco al testo.
Tra le modifiche più importanti al testo del Dl n. 50/2017 sembrano sempre più plausibili quelle che riguarderanno il meccanismo di rateizzazione per la rottamazione delle cartelle Equitalia, il riequilibrio delle “poste” del capitolo giochi, alcuni correttivi al pacchetto crescita e sui salari di produttività, ma sopratutto quello del ricorso alla Web tax.
Il ministro dell'Economia Padoan dovrebbe chiedere di affrontare il tema al G7 delle finanze in programma a Bari. Al momento sembrano plausibili due interventi sull'argomento: una sorta di norma ponte, per introdurre subito il principio e poi definire il meccanismo vero e proprio con la prossima legge di Bilancio, oppure una misura immediatamente operativa.
Al riguardo si è espressa anche la direttrice dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, che al termine della sua audizione sulla Manovra, ha prospettato che l’imposta potrebbe basarsi su una cooperative compliance ad hoc per i giganti del web, che si fondi su meccanismi mirati di accordi preventivi specifici per le società digitali nel pieno rispetto delle attuali convenzioni internazionali.
Come ricordato dalla stessa Orlandi nel corso dell'audizione parlamentare che si è tenuta giovedì scorso alla Camera, dal 24 aprile sono in vigore le nuove regole che impongono il visto di conformità del commercialista su tutte le compensazioni fra debiti e crediti fiscali che superano i 5mila euro.
Il primo chiarimento al riguardo è arrivato con la risoluzione n. 57/E/2017, con la quale l'Agenzia ha superato lo scoglio della retroattività della nuova norma, affermando che le nuove norme trovano applicazione per tutti i comportamenti tenuti dopo l’entrata in vigore delle nuove disposizioni e, pertanto, dalle dichiarazioni presentate dal 24 aprile 2017.
Le compensazioni che nascono dalle dichiarazioni presentate fino al 23 aprile superano l'ostacolo e continuano ad applicare le regole già previste, mentre per quelle successive a tale data diventa obbligatorio il visto di conformità oltre i 5mila euro.
La partita a questo punto non è affatto risolta perché i nuovi obblighi sul visto di conformità mettono improvvisamente in difficoltà molti professionisti, che attualmente risultano sprovvisti dell'assicurazione necessaria. Infatti, per poter eventualmente far fronte ai maxi-risarcimenti dovuti in caso di errori, serve un’assicurazione ad hoc, con costi molto più alti rispetto alle polizze “ordinarie”, che attualmente i professionisti non hanno stipulato dato che finora non mettevano i visti abitualmente. Ora, quindi, si dovranno attendere i tempi tecnici necessari per l'adeguamento delle polizze con i nuovi massimali e, nel frattempo, molti contribuenti, soprattutto artigiani e piccole imprese, possono vedersi negata la compensazione richiesta al loro professionista.
Questa difficoltà, insieme alle altre evidenziate dagli stessi professionisti negli ultimi tempi, ha spinto il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro a richiedere la proroga del termine di entrata in vigore delle nuove regole.
Nel frattempo, la Fondazione Studi del Consiglio Nazionale ha emanato una circolare, la n. 4/2017, con la quale si forniscono alcune indicazioni sulle novità della Manovra in termini di compensazioni dei crediti. Nello specifico il documento – tenendo conto che le novità entrano in vigore già dalla scadenza del prossimo 16 maggio con non poche difficoltà per i contribuenti – ha fornito una serie di indicazioni operative che riguardano soprattutto le compensazioni delle imposte sui redditi, le compensazioni dei crediti Iva e le compensazioni indebite.
Altro tema caldo del capitolo Manovra correttiva è quello dello split payment.
Su di esso si è espresso anche il direttore generale di Assonime, Stefano Micossi, che ha inviato ai presidenti delle commissioni Bilancio di Camera, Francesco Boccia, e Senato, Giorgio Tonini, e per conoscenza al capo di gabinetto del Mef Roberto Garofoli, una lettera in cui l’Associazione delle società per azione mette in risalto le criticità dell'allargamento dello split payment che si realizzerà dal prossimo 1° luglio.
Nella missiva si mette in evidenza come l'allargamento del perimetro del meccanismo dello split payment anche alle controllate della Pa e alle società quotate al Ftse Mib crei non pochi dubbi presso le imprese fornitrici, tenendo anche conto del limitato arco temporale a disposizione tra l’entrata in vigore del Dl n. 50/2017 e la decorrenza della misura, che appunto è fissata al 1° luglio 2017.
Nel documento di Assonime vi è anche la richiesta di un elenco ufficiale per identificare i soggetti compresi nel perimetro della speciale disciplina. Tale elenco - secondo l'Associazione – sarebbe necessario per assolvere correttamente gli obblighi in materia di split payment. In caso contrario, gli operatori dovranno costantemente monitorare oltre al proprio status anche quello dei loro clienti, per capire se possono emettere e/o ricevere fatture con applicazione dell'Iva in rivalsa o meno. Questo in quanto, a fronte dell'allargamento esponenziale dell'ambito applicativo (ad opera della Manovra correttiva) non è più possibile determinare con certezza chi sono i soggetti destinatari delle disposizioni in materia di split payment.
Per comprendere se una controparte commerciale è tra i soggetti interessati, le imprese dovrebbero – allo stato attuale – implementare delle procedure specifiche con notevoli aggravi di costi amministrativi.
Di qui, la richiesta dell'elenco ufficiale fatta da Assonime, che ha presentato una serie di osservazioni sul decreto legge n. 50/2017 in materia di Iva.
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