Decreto flussi: alle Corti d'appello la convalida di trattenimento dei migranti

Pubblicato il 25 novembre 2024

Prende via dal 25 novembre 2024, presso la Camera, l'esame del disegno di legge di conversione del cosiddetto Decreto flussi, ossia il Decreto legge n. 145/2024 recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali.

La Commissione affari costituzionali della Camera ha infatti terminato il suo esame del testo, approvando una serie di emendamenti, comprese modifiche al procedimento di convalida del trattenimento del richiedente protezione internazionale con attribuzione delle relative competenze alle Corti d’appello.

Emendamento al Decreto flussi: trattenimenti alle Corti d'appello

La modifica si sostanzia nella sostituzione, con un nuovo testo, dell’articolo 16 del Decreto legge, al fine di trasferire dalla Sezione specializzata del tribunale alla Corte di appello in composizione monocratica la competenza per i procedimenti:

Il Governo, infatti, ha deciso di accelerare il proprio progetto di trasferimento alle Corti di Appello della competenza relativa ai procedimenti di trattenimento dei migranti che richiedono protezione internazionale.

Le preoccupazioni di magistrati, Corti d'appello e penalisti

L'iniziativa ha suscitato il disappunto dell'Associazione Nazionale Magistrati (Anm), la quale ha espresso preoccupazione per il rischio di un pesante aggravio del carico di lavoro delle Corti di Appello.

Analoghe preoccupazioni sono state espresse dai presidenti delle Corti di Appello, i quali hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avvertendo che il trasferimento di competenze potrebbe condurre a un "disastro annunciato", rendendo irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr e determinando "un’ulteriore recrudescenza dei tempi e dell’arretrato dei processi".

Anche gli avvocati penalisti hanno evidenziato le criticità organizzative legate alla nuova distribuzione del carico di lavoro, sottolineando come la mole dei procedimenti possa compromettere l'efficienza complessiva degli uffici giudiziari.

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