Il Governo è al lavoro per accelerare i tempi sulle semplificazioni fiscali e sui caldi temi del lavoro. Domani è atteso in Consiglio dei Ministri il cosiddetto decreto d’estate, un provvedimento ad ampio raggio che, oltre al capito fiscale, comprende anche misure sul lavoro - prima fra tutte quelle sui contratti a termine - anche se resta ancora aperto il nodo “coperture”.
Una delle novità ampiamente caldeggiata dal vicepremier Luigi Di Maio, è quella che vuole l’abolizione del meccanismo dello split payment per i professionisti.
Lo split payment o scissione dei pagamenti è un meccanismo che prevede un pagamento separato dell’Iva e della prestazione quando il destinatario del bene o servizio è una Pubblica Amministrazione. Tale regolamentazione è entrata in vigore dal 1° luglio 2017 e si applica anche alle parcelle dei liberi professionisti, che da questa norma non hanno tratto alcun beneficio ma, anzi, sono andati incontro ad una sempre maggiore burocratizzazione per quanto riguarda la fatturazione.
Per tali ragioni Di Maio, nel corso dell’incontro di ieri con il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha rilanciato la cancellazione del meccanismo per tutti i professionisti, assicurando che il Governo è pronto ad inserire l’abolizione dello split payment nel decreto sulle semplificazioni in lavorazione, proprio per salvaguardare tale categoria professionale, che risulta fortemente penalizzata nonostante rivesta un ruolo cruciale per l’economia del Paese.
L’addio allo split payment sembrerebbe una strada che il Governo può prendere fin da subito, essendo un’operazione a costo ridotto, resta solo da vedere se l’esonero si limiterà solo ai professionisti, oppure si vorrà puntare su un’abolizione integrale.
In questo secondo caso, il costo dell’operazione lieviterebbe, così sembra plausibile l’ipotesi di un’esclusione fin da subito per i professionisti, mentre - per il resto dei fornitori della Pa - il Governo punta ad introdurre una serie di semplificazioni e correttivi per favorire il recupero dei crediti Iva, che il meccanismo della scissione contabile produce in favore delle imprese.
Sempre con riferimento al capitolo fiscale, Di Maio ha annunciato anche l’abolizione del redditometro e dello spesometro.
Nel Decreto legge estivo dovrebbe essere ricompreso anche l’addio al redditometro. Questo strumento per la lotta all’evasione è stato da tempo depontenziato ed ora dovrebbe essere eliminato del tutto con il provvedimento in arrivo. Si tratterebbe di uno stop immediato, visto che lo strumento è ormai scarsamete utilizzato.
Per quanto riguarda invece le altre misure antievasione, il Governo vorrebbe anticipare a settembre l’addio allo spesometro, che comunque era già previsto per il 1° gennaio 2019 con l’arrivo dell’e-fattura, limitando l’obbligo delle comunicazioni delle sole liquidazioni Iva. Su tale fronte si stanno verificando le eventuali coperture e si sta lavorando per un addio anticipato.
Al fine di contrastare fenomeni speculativi, è allo studio anche una “stretta” per gli incentivi fiscali del piano Industria 4.0, soprattutto con riguardo alle imprese che delocalizzano.
Infatti si vuole proprio evitare che le multinazionali, sfruttando la stabile organizzazione in Italia, ricevano il benefico del superammortamento o dell’iperammortamento per poi trasferire il bene incentivato all’estero.
Allo stesso modo, si prevede anche un articolo specifico sull’obbligo di salvaguardia dei livelli occupazionali da parte di chi usufruisce di aiuti di Stato. L’ipotesi allo studio è quella che vieterebbe alle grandi imprese di ridurre il personale prima di 5 anni dall’ultimazione dell’investimento incentivato e alle Pmi prima dei 3 anni.
In caso di violazione di tale obbligo occupazionale, le imprese sarebbero soggette a sanzioni, con la revoca, totale o parziale, degli incentivi.
L’obbligo di fatturazione elettronica per i distributori di carburante, che la Legge di bilancio 2018 aveva originariamente previsto dal 1° luglio 2018, sarà rinviato al 1° gennaio 2019. Tale misura è stata accolta favorevolmente dai benzinai che hanno, così, revocato lo sciopero in agenda.
Il differimento dell’obbligo sarà contenuto sempre nel Decreto legge in corso di emanazione.
Sarà possibile, quindi, per i prossimi sei mesi continuare ad utilizzare la scheda carburante per documentare il costo di acquisto, oltre che ai fini dell’esercizio della detrazione Iva.
Di fatto, si tratterebbe di un doppio binario, che tutelerebbe sia i distributori che si sono attrezzati per tempo all’utilizzo obbligatorio della e-fattura sia chi, invece, è in ritardo e potrà comunque accettare pagamenti con la consueta scheda carburante.
Sempre nei prossimi sei mesi saranno, poi, avviati alcuni tavoli permanenti di confronto presso il MiSE per mettere i gestori degli impianti di distribuzione in condizione di essere pronti all’introduzione degli obblighi dal 1° gennaio 2019.
Per quanto riguarda le alternative allo studio, si punta ad escludere le sanzioni amministrative, attribuendo alla disposizione carattere sperimentale.
Il Decreto legge estivo prevede anche un capitolo lavoro molto articolato, finalizzato in primo luogo a regolamentare i nuovi precari (in particolare i riders del food delivery) e per questo motivo ribattezzato anche decreto “dignità”.
Con riguardo ai contratti a termine, si propone che questi rimangano privi di causali, per una durata massima di 12 mesi. A partire, invece, dal primo rinnovo si dovranno indicare le causali, seguendo delle “tipizzazioni” molto rigide.
Secondo la bozza del Dl in lavorazione, per ricorrere al contratto a termine bisognerà fare riferimento ad una di queste tre motivazioni:
ragioni temporanee ed oggettive, estranee all’ordinaria attività del datore di lavoro, nonché sostitutive;
connesse ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria;
relative a lavorazioni e a picchi di attività stagionali, individuati con decreto del ministero del lavoro.
Inoltre, i contratti a termine diverranno anche molto più costosi: per ogni rinnovo aumentano di 1 punto i costi contributivi per finanziare il fondo che eroga la Naspi (la nuova indennità di disoccupazione, in aggiunta all’1,4% introdotto dalla legge Fornero).
Il numero delle proroghe scende da 5 a 4.
Infine, il tetto del 20% che si applica ai contratti a termine (calcolato sui lavoratori a tempo indeterminato) dovrebbe diventare complessivo e comprende anche la somministrazione che finora ha applicato limiti di utilizzo fissati dai contratti, generalmente al 20 per cento.
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