Lettera di infrazione UE per l'assegno unico universale. Novità in arrivo?

Pubblicato il 17 novembre 2023

Con decisione del 16 novembre 2023, la Commissione UE ha invitato l'Italia a conformarsi alle norme dell'UE in tema di assegno unico e universale per i figli a carico.La Commissione ha inviato all'Italia un parere motivato (INFR(2022)4113) evidenziando che la disciplina della nuova prestazione familiare non rispetta le norme dell'UE in materia di coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (CE) 2004/883) e di libera circolazione dei lavoratori (regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea).

Per quale motivo?

Assegno unico e universale per i figli a carico

L’Assegno unico e universale è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico attribuito per ogni figlio fino al compimento dei 21 anni, al ricorrere di determinate condizioni, e senza limiti di età per i figli disabili.

Introdotto nel marzo 2022, il nuovo assegno familiare spetta a condizione che il richiedente, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, sia in possesso dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno.

Più nel dettaglio, il richiedente deve essere:

Rilievi della Commissione UE

La Commissione UE rileva che l'Italia, nel prevedere il riconoscimento dell'assegno unico e universale per i figli a carico solo per coloro che risiedono per almeno 2 anni in Italia e solo se vivono nello stesso nucleo familiare dei figli," viola il diritto dell'UE, in quanto non tratta i cittadini dell'UE in modo equo, e pertanto si qualifica come discriminazione".

Il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale, evidenzia la Commissione, vieta inoltre qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari.

Si fa presente che tale parere motivato è successivo a una lettera di costituzione in mora inviata nel febbraio 2023 a cui l'Italia ha risposto, nel giugno 2023, in modo non soddisfacente.

L'Italia ha ora 2 mesi a disposizione per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'UE.

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