Beni sequestrati e confiscati. Dal Cndcec un corso di perfezionamento per amministratori. No al tetto.

Pubblicato il 07 maggio 2018

Con il primo corso nazionale di perfezionamento sui beni sequestrati, il Cndcec intende dare una formazione agli amministratori dei beni sequestrati e confiscati, anche attraverso l’utilizzo delle pronunce adottate nelle sedi giudiziarie del nostro Paese.

L’inaugurazione del corso è avvenuta il 4 maggio 2018 a Roma, presenti anche il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando e il Vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Davide Di Russo. Il Cndcec si è avvalso della collaborazione dell’Università telematica San Raffaele di Roma e della Scuola superiore dell’Avvocatura.

Articolazione del corso

Queste le informazioni rese:

Nel suo intervento il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha affermato che si tratta di “una occasione preziosa per tutti gli operatori del settore”. La riforma del Codice Antimafia – ha sottolineato – è intervenuta in “moltissimi ambiti compiendo numerosi passi avanti per lo Stato di diritto, in materia di misure di prevenzione così come in materia di sequestro e confisca. È particolarmente importante, in risposta a ben noti scandali ed abusi che non debbono più ripetersi, la scelta di rendere trasparenti i criteri di nomina degli amministratori dei beni sequestrati e confiscati, in modo da assicurare la rotazione degli incarichi e la corrispondenza tra profilo professionale dell’ausiliario e tipologia dei beni”.

Per la Consigliera nazionale dei commercialisti delegata alle Funzioni giudiziarie e ai metodi Adr, Valeria Giancola, il corso risponde alla necessità di soddisfare la domanda delle Istituzioni e dell’Autorità giudiziaria di avvalersi di figure professionali qualificate in grado di affrontare le sfide poste dai nuovi strumenti di contrasto alla criminalità economica e organizzata nella gestione e nella destinazione dei beni sequestrati e confiscati.

I commercialisti: deve essere rivisto il tetto dei tre incarichi per gli amministratori giudiziari

Durante l’inaugurazione, Davide Di Russo, Valeria Giancola e Giuseppe Tedesco, hanno posto il problema dell’art. 35 del nuovo Codice Antimafia, che contempla il limite dei tre incarichi contemporanei per gli amministratori giudiziari.

Per i tre rappresentanti, tale limite deve essere considerato in relazione non al numero degli incarichi bensì alla tipologia del bene amministrato. Si chiede, pertanto, che venga inserito nella norma un limite qualitativo.

Ma, oltre al limite quantitativo degli incarichi, i commercialisti non vedono di buon occhio nemmeno la possibilità di nominare amministratori giudiziari i rappresentanti di Invitalia, soprattutto per questioni di competenze.

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